1997, Valentino Rossi vince il suo primo titolo mondiale. È la 125 dell’Aprilia, degli anni Novanta, quando non c’erano i telefonini e tutto era ancora da inventare, capire e distruggere. Vale entra nella redazione di Studio Sport, Mediaset, conosce Ettore Rognoni e chiede come può ringraziare per la copertura che è stata riservata al suo titolo mondiale. Rognoni, in un attimo, gli chiede di condurre la puntata delle 19.00, e Rossi altrettanto alla svelta accetta: capelli blu, felpa con su scritto ‘coyote’, parlantina esagerata. Per la stampa è già un eroe, per Biaggi un nemico. La Gazzetta dello Sport, in un articolo del 19 settembre ’97, chiude così l’articolo in cui racconta quell’edizione del telegiornale: “E' lui il personaggio dell'anno, nessuno può togliergli questo primato. E in quella manina che fa ciao al termine di "Studio Sport" c'e' l'immagine di un ragazzino speciale”.
Circa vent’anni più tardi è il turno di Pecco Bagnaia, che il suo primo mondiale l’ha vinto in Moto2 nel 2018 con la Kalex del Team Sky. Così, da Sky, Pecco siede vicino a Guido Meda per condurre assieme a lui il telegiornale di 5 minuti per Sky Sport 24. Giacca e cravatta, capelli pettinati. Le scarpe però sono una delle sessanta paia che ama collezionare. Pecco chiede “Qual è la posa da figo? questa qui?” c’è poi un momento con Francesco Cosatti, inviato a Torino, che inizialmente finge che sia tutto nella norma. Bagnaia ne esce bene, anche divertito. Da lì, gli anni più duri nel mondiale, quelli con una Ducati più difficile di quella di oggi in un mondo che non aspetta nessuno. L'occasione però è arrivata e lui ha saputo sfruttarla.