Ultimo giro, punti in gioco pochi. Davanti, finalmente, un Fabio Quartararo mai davvero veloce, in ottava posizione, Bagnaia ci prova. Doveva farlo per sé stesso, perché questo campionato lui lo vuole vincere da solo e si sta rendendo conto che di grosse alternative non ce ne sono. Doveva farlo per il morale in un Gran Premio in cui è andato tutto storto, dai turni di prova cancellati a una qualifica sull’acqua che l’ha costretto a partire 12°.
Pecco arriva troppo vicino, Quartararo chiude la linea, lui pinza d’anteriore e produce la sesta caduta stagionale. Sei come le facce del dado, sei come le vittorie quest’anno. È, ancora una volta, il pilota a cui devi insegnare a non cadere perché ad andare forte ci pensa da solo. Ora i punti per portare Ducati lì dove solo Casey Stoner è riuscito a metterla sono 18, poco male. Lui, Casey, lo chiamavano Rolling Stoner. Bagnaia ha fatto bene a provarci e Gigi Dall’Igna l’ha capito subito, dicendo che lui avrebbe fatto esattamente la stessa cosa. Perché la MotoGP è veloce, tutto cambia in un attimo e il tempo serve a pensare al futuro, non a ieri.
Bagnaia dopo la caduta ha applaudito sé stesso dicendosi che sì, è stato un’idiota. Uno sbagliato, inaffidabile sprecone che butta per terra il lavoro di centinaia di persone. Non è così. Bagnaia ha dimostrato che quando dice di voler vincere il titolo da solo intende proprio tutto da solo. Senza regali, scorrettezze, polemiche. Perché i più grandi al posto suo avrebbero giocato sporco buttandosi dentro - per non dire Marc Marquez né Valentino Rossi - come Ayrton Senna: io entro, se chiudi vai fuori. Io entro e male che vada usciamo in due. Poteva farlo e ha preferito che la moto lo scaricasse per terra da solo, ad applaudire sé stesso: “Per la cazzata che avevo appena fatto, mi stavo dando del coglione - racconta a Sky - È stata una gara molto complicata, non riuscivo a trazionare, a far niente. Riuscivo solo a frenare molto forte e questo ha portato a un innalzamento della pressione della gomma davanti, così ho avuto bisogno di tanto tempo per abbassarla. Negli ultimi giri stavo spingendo di nuovo, riuscivo a fare il mio ritmo e ho recuperato, sono stato forse troppo ambizioso all’ultimo giro. Volevo superare subito Fabio per passare anche Vinales ma ero troppo dietro, ci ho provato lo stesso ed è in questi casi che mi rendo conto dov’è il mio margine di miglioramento. Buttare via punti così non è corretto soprattutto per il lavoro che fa la mia squadra tutte le volte. Devo imparare ad essere più freddo, il sorpasso l’ho visto ma non ci sono stato. L’unica cosa positiva è che non ho steso anche Fabio, mi è andata bene nonostante l’errore e sono contento per Jack che se l’è meritata”.
Ecco, l’applauso non serve, non adesso. Ducati è pressante, smaniosa di aggiungere un nuovo dipinto alla serie che copre le mura dell'azienda a Borgo Panigale, dove tra gli altri ci sono Loris Capirossi, Troy Bayliss e infine Casey Stoner. A 25 anni quel muro lì può schiacciarti fino a toglierti il respiro: è la commissione d’esame, un padre severo, cose così. Cose che fanno paura finché non sei cresciuto. Ora Pecco deve farsi grande come i gatti: schiena alta, coda larga e occhi di fuoco. E il prossimo applauso a sé stesso finirà per farselo dal podio.