Il Napoli è primo, insieme all’Inter. E, a cinque partite dalla chiusura del campionato, con un calendario molto favorevole sommato a una più facile gestione delle forze per non dover partecipare ad altre competizioni, viene da dire che è la squadra favorita. Miracolo Conte? Può dirlo solo chi non capisce niente di calcio. L’analisi da fare è molto più profonda.

Nel turno pasquale i nerazzurri sono caduti in casa del Bologna, la fatal Bologna, mentre i partenopei, nonostante la terribile prestazione, hanno riportato bottino pieno da Monza con uno 0-1 speculare, brutto, in perfetto stile corto - muso, contro una squadra già retrocessa da settimane. Da ora in poi sarà battaglia partita dopo partita, sui dettagli, sulla minima défaillance, perché anche una leggera frenata potrebbe significare secondo posto, sconfitta. Fallimento.
La differenza sostanziale è che l’inter dovrà dividere le energie anche con le enormi fatiche in Champions League e lo spigoloso derby di Coppa Italia. Di fronte Barcellona e Milan, mica, con tutto il rispetto, la Pergolettese. Il Napoli invece da mesi gioca una partita alla settimana con un unico obiettivo: il tricolore. Non è la stessa cosa e la conferma arriva dai primi campionati d’Europa: il Barcellona è primo ma a fatica ha battuto il Celta, l’Arsenal in campionato soffre, il Psg è un caso a parte perché in Francia non c’è partita.
Strano a dirsi e a ricollocare temporalmente, ma nella settimana in cui raccontiamo l’aggancio in vetta alla classifica, ci sono da catalogare anche le dichiarazioni fuori contesto di Antonio Conte. Siamo alle solite: Conte sa di essere vicino a un traguardo e si mette sulla difensiva.

“Ho capito che a Napoli certe cose non si possono fare”. Parole pesanti che fanno emergere crepe nel rapporto tra l’allenatore e la società. Uscite che dividono anche tifosi e opinionisti del calcio che già lo vedono, dal prossimo campionato, su una nuova panchina. Alcuni dicono Juve, il suo vecchio e forse unico amore, anche se è presto per definire tali equilibri di mercato.
Conte ormai lo conosciamo bene. A questo punto della stagione sposta tutta la responsabilità su De Laurentis, come a dire: io vi ho portato fino a qui, in vetta alla classifica. Se ora non arrivano i risultati la colpa è vostra. Tutto ciò prende vigore quando analizziamo le conferenza stampa prima e post partita di Monza: “Chi mi prende deve lottare per lo scudetto, se non ci sono mezzi devo proteggermi…”. Antonio Conte, da quando è a Napoli, se l’è presa con tutti: a gennaio ce l’aveva con la società per il mercato inadeguato, poi ha riversato tutte le colpe a Kvaratskhelia per l’addio a campionato in corso, quindi è toccato alle strutture sportive e infine ha mandato a fanculo anche i tifosi che osano criticarlo.

Ha ragione Conte?
Il mainstream del calcio italiano ovviamente si è genuflesso all’allenatore che viene descritto come l’uomo dei miracoli. La realtà è un po’ diversa. Ovviamente i meriti il tecnico leccese li ha. Il Napoli quest’anno è a un passo da un altro scudetto storico, inatteso, combattuto che arriva dopo una stagione disastrosa post scudetto con Spalletti. Ed è qui che c’è da correggere la narrazione di Conte.
L’allenatore dal primo giorno del suo arrivo a Napoli ha messo le mani avanti, spiegando alla piazza che si sarebbe ripartiti dal decimo posto del campionato precedente. Così è fin troppo facile caro Antonio. Quello passato è stato l’anno peggiore del Napoli nell’ultimo decennio di De Laurentins e uno dei peggiori di sempre di una squadra che aveva vinto il campionato.
Questo dimostra che il livello della squadra non era da decimo posto, ma il crollo era stato dovuto a una serie di scelte sbagliate da un punto di vista tecnico e organizzativo. Niente a che vedere con il valore sostanziale del gruppo di giocatori che Antonio Conto andava ad allenare. Concetto da sfatare totalmente. Perché se poi ci aggiungiamo i 157 milioni spesi dal Napoli sul mercato estivo, ci troviamo di fronte a una rosa di grande valore per partecipare al campionato italiano senza altri obiettivi in calendario.
Mc Tominay, Lukaku, Buongiorno, Gilmour, Neres, Rafa Marin, Spinazzola sono ottimi calciatori che, aggiunti alla struttura che due anni prima aveva stravinto il campionato, evidenzia un valore di tutto rispetto, non certo di una squadra da decimo posto. Quindi smettiamola di fare ricostruzioni inesatte cadendo nella comunicazione di Conte. Lo ha spiegato bene anche Giuseppe Cruciani durante il podcast “Area Fritta” di Chiamarsi Bomber: “È il solito giochetto Conte, provoca per suscitare discussioni. Lui dice che è stato lui a portare il Napoli fino in cima alla classifica e su questo non c’è dubbio che siano in lotta per il campionato, ma è scorretto dire che partiva dal decimo posto della stagione precedente”. In fondo la storia ci racconta il percorso di un allenatore che i campionati li vince ma che sa anche generare polemiche. Ricordiamo le dieci euro per andare a cena al ristorante stella ai tempi della Juve o ai tifosi del Siena diventati i “gufi”. E chi lo prende sa di dover gestire il pacchetto completo.
Sfatiamo però i miracoli. Nessun miracolo Conte. Il Napoli è primo a pari punti con l’Inter perché è una squadra forte e il campionato è vivo fino in fondo alla stagione anche per effetto del crollo delle altre big, in particolare Juve e Milan. Cinque partite e sapremo chi alzerà il trofeo.
