image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
    • Cronaca Nera
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • Calcio
    • NFL
    • combattimento
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Cronaca Nera
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • calcio
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Tech
  • Fashion
    • Fashion
    • Moda
    • Gear
    • Footwear
  • EVERGREEN
  • Topic
  • Journal
  • Media
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Sport

Siamo stati in Olanda per seguire la MotoGP dormendo in un Panama Van: la trasferta, le interviste, le docce del paddock e quei momenti che non si comprano [VIDEO]

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

10 luglio 2025

Pietro Bagnaia dice che alle prime gare ci andavano con una maggiolina sul tetto. Guido Meda ricorda di Giovanni Bussei, che dormiva in una vecchia monovolume, e di Graziano Rossi addormentato in una Serie 5. Quando arrivi nel paddock della MotoGP con un Panama Van capisci diverse cose del mondo. E il mondo, inutile dirlo, capisce diverse cose di te. Ecco com’è stato viaggiare fino ad Assen in un minivan per seguire il GP d’Olanda e perché dormire a bordo pista è un’esperienza che non si compra

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

In MotoGP hanno tutti gli occhiali da sole, divise personalizzate. Il paddock è disseminato di hospitality con del buon cibo all’interno, camion giganteschi e tabelloni con gli sponsor nei box e dietro ai piloti. Sembra un mondo ricco, di certo è scintillante. Come sempre in questi casi, la realtà è diversa. Il che non potrebbe importare meno a chi lavora nel paddock, anzi: è un piccolo segreto di cui è bello essere a conoscenza. I pannelli con gli sponsor sono in plastica, i camion vanno lavati all’arrivo in circuito, molta gente è costretta a fare un secondo lavoro o a condividere piccole stanze d’albergo con altre persone. È vero che i piloti vanno a letto presto, fanno la dieta chetogenica, la skincare e lo yoga al mattino, eppure anche se oggi è tutto più profumato rispetto agli anni Settanta queste sono le corse, sono ancora autentiche e la gente continua ad andarci perché non può farne a meno. Per vedere qualcosa di autentico ti basta scavare un filo più a fondo.

Perché un Panama Peak P\10+

Così ho fatto. Serena, che si occupa dei progetti speciali per MOW, ha stretto una partnership con Panama Van in modo da farmi avere in comodato un Panama Peak P\10+, minivan su base Ford Transit. Cinque posti viaggio, quattro posti letto. Due fuochi e un lavandino, un tavolo e una piccola doccia. Il tetto si alza, così puoi camminare in piedi mentre cucini o ricavati tutto lo spazio che serve a dormire comodo. Un’idea semplice da spiegare e più complicata da mettere in pratica: prendi un van, ci vai alle gare. Dormi lì, lavori lì. Metti assieme un’auto per le trasferte, un letto per la notte e un ufficio per registrare interviste e smazzare il lavoro al computer.

Da ex camperista - qualche anno passato con un tremendo Laika Ecovip 3L dei primi anni Duemila - un minivan mi è sempre sembrata la soluzione giusta, quella che avrei dovuto prendere per evitare diversi problemi. Perché gli anni Novanta sono finiti da un pezzo e con un camper altro tre metri non entri in tutte le città, in tutti i parcheggi. Soffri in autostrada, perennemente in prima corsia, sudi freddo nelle stradine, in campagna devi stare attento ai rami degli alberi - che nelle strade più battute sono “potati” dai camion - e la sosta libera è sempre una scommessa. Così, quando ormai rassegnato raggiungi il campeggio, ti trovi a pagare quello che avresti dato ai gestori di un hotel per poi camminare verso i bagni con un rotolo di carta igienica sottobraccio. Il minivan risolve buona parte di questi problemi. È compatto e si guida come auto di famiglia, tanto che lo puoi utilizzare nel quotidiano per andare in ufficio. Nello specifico, il Panama Peak P\10+ misura 4,97 metri di lunghezza (come una station wagon, per capirci) e 2,08 metri in altezza. Motore da 2.0 litri, 130 CV, trazione integrale e cambio automatico. Il listino prezzi dice che per l’esemplare in prova si spendono 52.690 €. In cambio hai un’auto con trazione integrale, cambio automatico e cruise control adattivo. Un ufficio mobile, da nomade digitale, e, all’occorrenza, un tetto sulla testa. Rispetto al camper puro sacrifichi la toilette e la doccia interna, anche nota come la doccia d’inverno. La soluzione è sfruttare i bagni di bar, ristoranti o stazioni di servizio - per non dire circuiti - oppure abbracciare uno dei diversi sistemi più o meno portatili, più o meno ecologici concepiti dal raffinato intelletto umano per il mondo dei minivan.

20250710 163427496 3067
Da qualche parte nei Paesi Bassi.

On the road to Assen

Partiamo in tre, da Milano. Il lavoro è davvero andare in Olanda con un van. Con me ci sono i ragazzi di S1, girano un documentario su Pecco Bagnaia. Ho barattato un passaggio in Olanda con delle riprese e tutti i pasti del caso, un ottimo accordo per tutti. Facciamo una spesa ragionata in Italia e dopo un paio d’ore di viaggio siamo in Svizzera, i telefoni staccati per non pagare le spaventose tariffe elvetiche. Ci fermiamo per un hot dog, così da sperimentare la cucina. Il frigo lavora bene e le bevute sono addirittura ghiacciate, il lavello funziona bene. Alberto, che abita a Roma, promette una carbonara. Ci fermiamo per la notte in una piccola città tedesca a quattro ore da Amsterdam. Il cruise control adattivo cambia totalmente l’impatto del viaggio: il Panama Van non solo frena per te, riprende anche. Comodo a velocità elevate, certo, ma la vera rivoluzione la fa negli ingorghi autostradali dove ci si instupidisce tra il rischi di tamponamento e cambi di corsia.

La carbonara ha un ottimo guanciale, anche se l’uovo ha cucinato troppo. Una volta finito di mangiare, portiamo il Panama Van in assetto notturno. Il tettuccio si alza, il divanetto posteriore ruota e si appiattisce: quattro posti letto, due matrimoniali. Quello in alto più spazioso, quello in basso più confortevole. La grande svolta, quando si viaggia in due, è la possibilità di dormire anche senza alzare il tettuccio, il che permette di fermarsi per la notte senza dare nell’occhio.

La mattina ci rimettiamo in viaggio per le ultime quattro ore. I Paesi Bassi sono piacevoli da girare, si attraversano un gran numero di laghi. Il forte vento che spinge le barche a vela mi ricorda che un altro grande punto a favore di questo mezzo è che non sbanda spaventosamente come fosse un camper mansardato. Per quanto riguarda i consumi, si riesce comodamente a stare sopra i 10 chilometri con un litro ad andature autostradali.

TT Circuit Assen Panama Van
Una foto ricordo tra le mitiche TT del circuito di Assen.

Ma come si vive in un van dentro il circuito?

Premessa. Per parcheggiare appena fuori dal paddock ti serve un permesso dedicato che l’organizzatore affida a chi ha un pass permanent, quello riservato a chi segue almeno una decina di corse a stagione. Dietro al pass per il parcheggio, su cui campeggia il nome del proprietario, c’è scritto Motorhomes not allowed: non puoi entrare col camper. Fortunatamente il Panama Van non rientra nella categoria, così parcheggio di fronte a curva sette, che è quasi un rettilineo, nonché uno dei punti più spettacolari in assoluto per vedere le moto. Meglio di quella famiglia che ha una casa che affaccia sulla Rivazza, a Imola. Il timore che qualche balordo dell’organizzazione venga a protestare per il tetto apribile però c’è, mi dico però che in caso posso sempre dormire al piano terra. Le giornate in circuito passano frenetiche. La sera spesso si va a cena fuori, tra Groningen e Assen, così la mia casa diventa la mia auto per un paio d’ore per poi, al rientro in circuito verso mezzanotte, tornare ad essere un mini appartamento. Manca un armadio per i vestiti, così tengo tutto piegato per bene dentro una valigia.

Detta così sembra una situazione assolutamente serena, eppure non è così. Dormire in van dentro un circuito è pur sempre dormire in van dentro un circuito. Se non altro ogni tracciato ha dei bagni provvisti di docce per piloti, meccanici e, in generale, la grande umanità che abita questi luoghi. Ad Assen le cabine hanno un angolino per i vestiti e un getto più che dignitoso a temperatura fissa regolato da un temporizzatore. Se hai viaggiato o se hai praticato sport a livelli amatoriali non è nulla di spaventoso, anzi. Ti riporta un po’ indietro nel tempo. È interessante poi come ci si arriva, in questi bagni. Il paddock, la sera tardi, quando anche i piloti sono ormai a dormire, diventa come una spiaggia dell’Adriatico il giorno dopo un Jova Beach Party. C’è qualcuno che lavora a una moto finita nella ghiaia, qualcun altro che tira fino a tardi con la riunione tecnica. Quando senti i piloti in TV dire che ringraziano la squadra per aver lavorato fino a tardi è questo che intendono: c’è una dozzina di uomini che trascina le gambe verso l’automobile quando la mezzanotte è passata da un bel pezzo. Dormiranno in stanze da tre, quattro persone. Si alzeranno presto per tornare in circuito la mattina. Eccolo qui, quel mondo che i vecchi del paddock rimpiangono. Bastava andarlo a cercare.

“In fin dei conti è l’umanità. Sai, mi ricorda di quando ho fatto il militare”, dice Guido Meda quando gli racconto degli odori non proprio incoraggianti nel bagno. Stiamo andando a registrare un’intervista dentro il van, lui è il terzo ospite assieme a Alex De Angelis e Pietro Bagnaia. Realizzare lì le interviste è un modo per eludere una serie di regolamenti imposti dall’organizzatore che impediscono di filmare all’interno del paddock. Meda, appunto, ricorda il militare, mettendo tutto in prospettiva: quando ci siamo abituati al comfort? Quanto le paghiamo, queste piccolezze? Le comodità delle nostre vite sono come la somma di abbonamenti Netflix, Amazon, Cloud, Spotify che ci portiamo indietro: piccole zavorre che messe assieme ti tengono giù. Viaggiare così, con un Panama Peak, ti toglie di dosso tutto questo niente, questi piccoli abbonamenti. Torni indietro e capisci per cosa hai barattato le tue piccole comodità: il tramonto sul circuito visto dal tuo mezzo, per esempio. Con nessuno attorno. La sveglia sul presto, poco dopo l’alba, con i primi commissari di pista che vanno a ritirare la colazione al sacco e poi, in bicicletta, passano in pit lane per raggiungere il loro capannello di riferimento, di fronte a una via di fuga del circuito.

Le interviste riescono perché in qualche modo l’ambiente pensato da Panama Van - accogliente e raccolto - stimola la conversazione. Dormire all’interno del circuito è come quel film, Una Notte al Museo: ti senti fortunato, privilegiato, parte di un segreto più grande. Devi fare piano per non disturbare nessuno e in cambio vedi cose che normalmente sono nascoste agli occhi della gente, anche quella che nel paddock ci lavora.

Il sabato sera esco per l’ennesima volta dal circuito in direzione Assen. Perché durante il Gran Premio c’è il TT Festival, tre giorni sregolati in cui la città si trasforma: sette palchi diversi con musica diversa, un luna park che non ha nulla da invidiare ai grandi parchi divertimenti, macchinette automatiche per gli hot dog, spettacoli di stunt e, soprattutto, gente di ogni età presente col solo, grande obiettivo di divertirsi.

Notte in circuito con il Panama Van
La notte in circuito.

In conclusione: i costi, i tempi e il tempo

Il ritorno in Italia scorre veloce, leggero. Il cruise control adattivo fa una buona parte del lavoro e la seduta ben più comoda rispetto a quella di un’automobile influisce piuttosto nettamente sulle ore di viaggio che si è disposti a mettere in fila. C’è poi un grande, enorme vantaggio. Una volta che sali su di un Panama Van per presentarti a un Gran Premio stai risparmiando su una lunga serie di voci tra i costi di trasferta, tre in particolare: i costi dei voli aerei, quelli del noleggio auto e quelli dell’albergo. Considerando che i prezzi salgono spaventosamente durante i weekend di gara siamo all’incirca sui 1.500 euro per coprire un evento: se ci vai con un Panama l’aereo non lo prendi, l’hotel nemmeno e il noleggio - con quei fastidiosissimi costi nascosti - neanche. C’è poi un altro, ennesimo fattore: per i motivi di cui sopra, se con il budget indicato vuoi fare i sei giorni da mercoledì a lunedì, come in effetti fa chi lavora nelle corse, probabilmente il tuo hotel si trova a una trentina di chilometri dal circuito. E fare avanti e indietro due volte al giorno non solo allunga drasticamente le tue giornate, rende anche più leggero il serbatoio. Così spendi meno e, a patto di sapere fare qualche rinuncia, sei anche più comodo. A questo punto si potrebbe obiettare dicendo che è tutto bello ma affiancare un van all’auto di famiglia sarebbe un bagno di sangue. Ecco, il punto è proprio questo: fare delle scelte, adattarsi. A chi serve un’auto di famiglia quando si ha un’auto di famiglia in cui cucinare, dormire e viaggiare? Per non parlare del mercato dell’usato, in cui mezzi come questo hanno un valore residuo molto più elevato rispetto a un’automobile. In breve: si svaluta molto meno.

Mentre parcheggio sotto casa dopo aver passato tre stati diversi sento addosso un po’ di malinconia. Non è vero che il paddock e la MotoGP sono cambiati, che non c’è più autenticità. È vero, però che certe emozioni avranno sempre uno spazio circoscritto nelle nostre vite, dei momenti che iniziano, finiscono e a volte tornano. Il problema è che se ritorneranno davvero, nonostante tutto, non puoi saperlo. E no, non è un Panama Peak P\10+ a rendere le corse in moto più interessanti o a riportare il paddock agli anni settanta, quando facevi amicizia coi piloti perché ti dormivano a fianco. Eppure questo minivan con targa spagnola ha il potere di rendere le cose un po’ più pure, un po’ più autentiche. Sospetto che l’essenza della MotoGP abbia qualcosa in comune con tutto questo.

Panama Van curva 7 Assen
Ehi, quella è curva 7.
https://mowmag.com/?nl=1

More

[VIDEO] Pietro Bagnaia a MOW: gli inizi, lo stile, la gente sui social, il momento più duro, il rapporto coi Marquez e tutto quello che conta di questa storia

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

MotoGP

[VIDEO] Pietro Bagnaia a MOW: gli inizi, lo stile, la gente sui social, il momento più duro, il rapporto coi Marquez e tutto quello che conta di questa storia

La Garlasco della MotoGP, un pranzo con Valera su Jorge Martín e la furia di Marc Marquez: l'hangover del GP d'Olanda ad Assen [VIDEO]

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

MotoGP

La Garlasco della MotoGP, un pranzo con Valera su Jorge Martín e la furia di Marc Marquez: l'hangover del GP d'Olanda ad Assen [VIDEO]

Davide Tardozzi a MOW: Pedro Acosta in Ducati (col biglietto!), le differenze tra GP24 e GP25, i problemi di Bagnaia e il 2015 tra Rossi e Marquez [VIDEO]

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

MotoGP

Davide Tardozzi a MOW: Pedro Acosta in Ducati (col biglietto!), le differenze tra GP24 e GP25, i problemi di Bagnaia e il 2015 tra Rossi e Marquez [VIDEO]

Tag

  • MotoGP

Top Stories

  • La psicologa Rossi su MOW: “Il Codice Sinner? Ecco cos’è e perché Panichi e Badio sono andati via. Zverev? Ha i segni di un burnout, sta lanciando un grido di aiuto, ma non è il solo, c’è anche Jannik e…”

    di Giulia Sorrentino

    La psicologa Rossi su MOW: “Il Codice Sinner? Ecco cos’è e perché Panichi e Badio sono andati via. Zverev? Ha i segni di un burnout, sta lanciando un grido di aiuto, ma non è il solo, c’è anche Jannik e…”
  • Carlo Pernat a MOW: “Dall’Igna ha avuto ragione, la GP25 non va e Valentino Rossi vede in Pedro Acosta il suo Marc Marquez”. Ma la NOTIZIA CLAMOROSA è un’altra…

    di Emanuele Pieroni

    Carlo Pernat a MOW: “Dall’Igna ha avuto ragione, la GP25 non va e Valentino Rossi vede in Pedro Acosta il suo Marc Marquez”. Ma la NOTIZIA CLAMOROSA è un’altra…
  • Sì, Adriano Panatta attaccò il telefono all’avvocato Agnelli e lo racconta lui, passando per il rapporto con Pietrangeli, la Coppa Davis, Nadal e il tennis di oggi con Alcaraz e Sinner

    di Giulia Sorrentino

    Sì, Adriano Panatta attaccò il telefono all’avvocato Agnelli e lo racconta lui, passando per il rapporto con Pietrangeli, la Coppa Davis, Nadal e il tennis di oggi con Alcaraz e Sinner
  • PELLE D'OCA! Per Saviano il Palio è lo specchio retrogrado della nostra Italia? Tittia risponde con un trionfo che profuma di “lavoro e famiglia” e Mr. Gomorra…

    di Emiliano Raffo

    PELLE D'OCA! Per Saviano il Palio è lo specchio retrogrado della nostra Italia? Tittia risponde con un trionfo che profuma di “lavoro e famiglia” e Mr. Gomorra…
  • Ok ma chi è l’uomo dietro al codice Sinner? SEGNATEVI QUESTO NOME: Alex Vittur, demiurgo dell’ascesa di Jannik

    di Giulia Sorrentino

    Ok ma chi è l’uomo dietro al codice Sinner? SEGNATEVI QUESTO NOME: Alex Vittur, demiurgo dell’ascesa di Jannik
  • SIGNORI, TONI NADAL INCORONA ALCARAZ (e non Sinner) a Wimbledon: “Non c’è nessuno che possa seriamente sfidare Carlos, semmai impensierirlo…”. Poi su Jannik, Djokovic e l’incognita erba…

    di Giulia Sorrentino

    SIGNORI, TONI NADAL INCORONA ALCARAZ (e non Sinner) a Wimbledon: “Non c’è nessuno che possa seriamente sfidare Carlos, semmai impensierirlo…”. Poi su Jannik, Djokovic e l’incognita erba…

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

Next

Sì, Dorna sta tornando ad accendere il 2015 tra Valentino Rossi e Marc Marquez: è per questo che il Doc ha smesso di seguire la MotoGP su Instagram?

di Martina Signorini

Sì, Dorna sta tornando ad accendere il 2015 tra Valentino Rossi e Marc Marquez: è per questo che il Doc ha smesso di seguire la MotoGP su Instagram?
Next Next

Sì, Dorna sta tornando ad accendere il 2015 tra Valentino Rossi...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy