Normalmente una notizia come questa resterebbe confinata alle agenzie, ai giornali specialistici capaci di fare interi articoli a proposito di tecnica, di cavilli regolamentari e di cose, per dirla alla svelta, lontane da quello che invece ci esalta. Sapere che la bergamasca Brembo ha acquistato Öhlins invece ha tutto un altro sapore. Quello che è successo: il marchio che frena MotoGP, Formula 1, tutta una serie di campionati internazionali e mezzi di produzione ad alte prestazioni si è portato a casa l’azienda di riferimento per quanto riguarda sospensioni per mezzi a due ruoti. Steli dorati, serbatoi separati, molle gialle, scritte blu: se sei un motociclista Öhlins è, sempre e comunque, un punto d’arrivo, il punto più alto. È il meglio per distacco in un mondo in cui quello status lì, delle cose fatte bene, in maniera oggettiva, è sempre più difficile da ottenere. Brembo fa la stessa cosa e la fa anche in una delle mete di pellegrinaggio per un qualunque studente d’ingegneria, il Kilometro Rosso. E quindi se oggi Brembo, che è un’azienda ancora italiana, annuncia di aver comprato l’azienda svedese, in piena controtendenza rispetto a quello che vediamo succedere nel nostro paese, è una bella notizia. Una cosa che poco c’entra con il nazionalismo economico o una politica protezionista che, comunque, non è esattamente tra le priorità del nostro paese.
“Öhlins è perfetta per Brembo”, ha raccontato in un comunicato stampa Matteo Tiraboschi, Presidente Esecutivo di Brembo. “È un brand riconosciuto in tutto il mondo, con un business solido e una reputazione senza pari, sia in pista che su strada. L’ingresso di Öhlins nel Gruppo è una grande opportunità per espandere la nostra offerta per il mercato automotive. Con questa acquisizione, facciamo un ulteriore passo avanti nella nostra strategia per fornire soluzioni intelligenti e integrate ai clienti, sfruttando le sinergie tra le principali tecnologie per il corner del veicolo”. Nello specifico, questa è la più grande acquisizione mai fatta da Brembo: 370 milioni di euro che verranno pagati con la liquidità disponibile. Come da prassi l’operazione verrà dapprima valutata dagli organi dell’antitrust, per poi essere finalizzata a inizio 2025.
Per quanto sembri sempre un’incredibile sorpresa, alla fine dobbiamo fare i conti col fatto che sì, malgrado tutto in Italia lavoriamo davvero bene in quella che Giovanni Storti chiamava meccanica di precisione.