Forse Pedro Acosta e Marc Marquez hanno ragione quando dicono che i piloti di questa MotoGP dovrebbero concedersi un po' di più in termini mediatici, perché leggere le parole che Jorge Martín ha rilasciato a Marca farebbe bene anche a chi le gare di moto non le guarda. il leader del Mondiale, al rientro dal Gran Premio del Giappone, si è aperto ai microfoni della testata spagnola, parlando di paure, ansie, stress. Di quella tensione che sembra inghiottirlo sulla griglia di partenza e nelle ore che precedono Gare e Sprint Race, specialmente in questa fase bollente del campionato in cui ogni punto - la più piccola sbavatura - potrebbe fare la differenza tra vincere e perdere il titolo.
La premessa che ha portato Jorge a toccare questi argomenti tanto interessanti quanto delicati è stata offerta dall'andamento del weekend di Motegi: l'improvvisa chiusura d'avantreno nei minuti del time attack del sabato mattina che, di colpo, ha complicato pesantemente un fine settimana in cui Martín è stato costretto a scattare dall'undicesima casella sia al sabato che alla domenica. "I fine settimana sono molto difficili, c'è molta pressione", ha raccontato il pilota di San Sebastian de lo Reyes. "Noto che a volte si commettono errori di concentrazione proprio dovuti alla pressione. Quindi io cerco di visualizzare molto, di essere molto concentrato prima delle sessioni di qualifica, perché, alla fine, è un turno fondamentale per entrambe le gare". Effettivamente, pescato dalle telecamere della regia internazionale prima del Q2 di Mandalika, avevamo visto Martín - seduto ai box - dondolare testa e busto ad occhi chiusi, come se stesse eseguendo un hot lap immaginario. Una delle immagini più romantiche degli ultimi weekend di gara.
In ogni caso, a giudicare dalle partenze fulminee con cui Jorge in Giappone ha sbrogliato in poche curve la matassa della quarta fila, si potrebbe pensare che l'operazione gli sia costata poco non solo a livello tecnico, ma anche dal punto di vista emotivo. Niente di più sbagliato, con Martín che nel tratto più interessante dell'intervista ha approfondito proprio questo aspetto: "È complicato, cerco di concentrarmi molto sulle mie sensazioni in moto. Quando scendi dalla moto c'è tanto rumore, tanti pensieri, tanti mal di testa, ma nel momento in cui scendi in pista, quella pressione scompare. Questo è l'importante. Se quella pressione prendesse il sopravvento, o quei pensieri prendessero il sopravvento, mi bloccherei e non saprei come andare in moto. Appena finita la gara ero molto più rilassato. Quella pressione, che ho lasciato a Motegi, tornerà sabato o domenica prossima in Australia (la MotoGP sarà in pista il prossimo weekend a Phillip Island, ndr). Quel nervoso, quella sensazione di disagio che ho sin da quando ero piccolo, penso sia qualcosa di normale che mi accompagnerà per tutta la vita. L'importante è saperci convivere, in modo tale che non prenda il sopravvento su di me".
Una confessione candida che, banale dirlo, ci fa sentire Jorge Martín molto più vicino a noi, alle ansie quotidiane che montano e si sgonfiano attorno alle prove della nostra esistenza. Ecco, quest'intervista concede davvero l'occasione di elevare lo sport a maestro di vita.