Andare a un GP in Spagna, diciamo a Jerez de La Frontera ma pure a Barcellona, Aragon o Valencia, significa rendersi conto di quanto gli spagnoli tifino per Marc Marquez: ad ogni suo passaggio la gente sugli spalti applaude. A volte si alza pure, e questo succede anche nei turni del venerdì, senza un motivo particolare. La notizia è che non succede lo stesso per Jorge Martín, che si sta giocando il titolo da un paio d’anni, ma neanche per Pedro Acosta che pare destinato a complicare la vita di tutti da qui a breve. La verità è che il pubblico di casa adora Marc Marquez, che poi è una cosa piuttosto comprensibile considerando che si tratta dello spagnolo più vincente della storia del motorsport e che il suo ritorno ad altissimi livelli - dopo anni passati a lottare con infortuni e operazioni - è a dir poco clamoroso. Così DAZN, che segue la MotoGP in esclusiva per la Spagna, cerca di inquadrare al meglio il suo fuoriclasse in uno speciale battezzato Decoded.
Il nuovo stile di Marc Marquez
Si parla soprattutto del diverso stile di guida (a cui aveva già accennato il diretto interessato) adottato per la Ducati dopo gli 11 anni in Honda. Un cambiamento che Pol Espargarò racconta così: “La postura che teneva Marc sul davanti della moto, con i gomiti molto aperti, gli ha permesso di salvare la moto tante volte. Sulla Ducati vediamo Marc posizionato un po’ più indietro ed è sempre un po’ più sulla moto, carica di più il peso sul posteriore”.
Sensazioni confermate anche da Alex Crivillé, campione in 500 nel 1999 e ora opinionista e commentatore per DAZN: “Sulla Honda lo vedevo attaccare un po' di più, era un po' più aggressivo. Con la Ducati invece ha spostato il peso più indietro. Così ha più trazione in uscita di curva e quando lo vedi è come se tutto fosse più facile, lo vedi e dici: 'Non sta andando forte’, ma sta andando forte. Questa posizione - continua poi - gli consente un ingresso più pulito, il retrotreno lo segue bene bene, ha un buona percorrenza in curva e può anche farla girare un po'. Questi sono piccoli dettagli, staremo parlando di un decimo, due decimi al massimo”, conclude lo spagnolo.
A questo punto gli autori di Decoded sono andati a cercarsi anche Santi Hernandez, storico capotecnico di Marc Marquez rimasto in HRC dopo il divorzio dello scorso anno. Santi, intuite dirlo, ha la faccia di uno che a fianco di Marc ci tornerebbe anche domani: “Quando era in Honda controllava l’ingresso muovendo molto il suo corpo, cercando di trovare il modo di posizionarsi sulla moto per frenare”, ricorda. “Oggi vediamo un Marc che in frenata è molto più stabile, molto più tranquillo - per modo di dire - ma guida in modo molto più fluido, soave. Lo vedo più tranquillo, gestisce molto meglio la situazione in gara e questa esperienza gli ha insegnato a non avere mai troppa fretta, a restare col sangue freddo. Queste cadute che abbiamo visto con la Ducati fanno parte del suo processo di apprendimento, perché sta cercando il limite in modo da capire dove può arrivare per ottenere il massimo. Lo vediamo cadere, tornare a cadere, tornare a cadere per vincere. Continuo a vedere un Marc competitivo, un Marc con la fame”.
Ma questo che vedremo a fine stagione non è solo un Marc con la fame, è un Marc che si è nuovamente abituato a stare davanti, a lottare per la vittoria: è stato così in Giappone e lo sarà ancora di più in Australia, dove si corre la prossima settimana, pista in cui è sempre andato molto forte e in cui non vorrà lasciare nulla agli altri.