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Signori, Jannik Sinner che rifiuta di andare al Quirinale da Mattarella rispetta milioni di italiani che pagano le tasse (e stende la politica da passerella)

  • di Matteo Miserocchi Matteo Miserocchi

31 gennaio 2025

Signori, Jannik Sinner che rifiuta di andare al Quirinale da Mattarella rispetta milioni di italiani che pagano le tasse (e stende la politica da passerella)
Mentre l’Italia è nella bufera, il Presidente Matterella riceve il “no” del tennista tedesco-italian-monegasco ad una passerella politico-sportiva: parte del Paese si indigna, eppure forse Jannik ha compiuto una scelta da eroe, come spesso fa chi non si lascia andare ai facili “sì”. Ecco perché

di Matteo Miserocchi Matteo Miserocchi

Il “no” di Jannik Sinner e il “sì” di Sofia Goggia: scelte diverse in un’Italia da 8 settembre sociale e fiscale. Ha fatto tanto rumore il rifiuto del super campione di tennis dopo l’invito di Sergio Mattarella al Quirinale per celebrarne i successi sportivi. La nostra fantastica sciatrice, che veste i colori del gruppo sportivo della Guardia di Finanza, ha affermato che non si sarebbe mai permessa di rifiutare un invito del Presidente della Repubblica. Entrambi sono i volti belli di un’Italia un po’ allo sbando, che, su molti aspetti, ricorda quella dell’8 settembre 1943: aziende e partite iva con la valigia, enormi problemi con l’integrazione degli immigrati, fuga di cervelli, paurose contraddizioni con gli ideali di democrazia, pace, libertà e dignità della nostra Costituzione.

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Così Sinner, che è un ragazzo dal viso pulito e per metà tedesco (quindi animato da una serietà teutonica), forse ha capito che andare dal Presidente non aveva molto senso. Va bene che viviamo in un Paese in cui l’Eni, azienda di proprietà dello Stato, sposta la sua sede centrale in Olanda per non pagare le tasse italiane, ovvero lo Stato che evade sè stesso… ma pensare che un atleta che risiede a Monaco e non paga le tasse in Italia, venga poi osannato dal Presidente della Repubblica italiana era troppo. Mi piace pensare che lo abbia capito Sinner, mi fa tremare di rabbia che non l’abbia compreso “nonno” Sergio. L’evasore ha capito che non era etico essere premiato, per rispetto di milioni di italiani che non possono fuggire e pagano le tasse, il loro Presidente no. Vorrei abbracciare Jannik perché la sua decisione, qualunque sia la ragione, è una scelta scomoda, che gli toglie popolarità e, quindi, sponsorizzazioni, ma che accende un dibattito vero: avesse detto sì adesso riceverebbe solo applausi.

Ormai sportivi come Pecco Bagnaia, che ha scelto di vivere a Pesaro, o Marco Bezzecchi nella piccola Viserba, conosciuta solo da romagnoli e i marchigiani, sono considerati eroi. Brunello Cucinelli che continua a fare impresa, e di successo, senza delocalizzare, è un semidio o un marziano. Così, Jannik, forse ha pensato che lui, che non ha voluto essere questo tipo di eroe, non meritava di andare al Quirinale.

Jannik Sinner in Coppa Davis
Jannik Sinner con la bandiera dell'Italia.

La Goggia ha un parere diverso, ma lei è una dipendente statale e non vive all’estero. Certo che chiamare il “rosso” più popolare al mondo al Quirinale, per fare una bella passerella, nel momento in cui l’Italia sta attraversando un momento politico orrendo, fra venti di guerra, generali-torturatori liberati per difendere forniture petrolifere, lotta all’immigrazione illegale e una condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo per il nostro Stato a causa della “terra dei fuochi”, non è stata la mossa più azzeccata.

Che ci abbia pensato Sinner? Forse immaginare questo è troppo, ma sarebbe bello. Sia chiaro la politica nel nostro Paese ha sempre accarezzato lo sport e i politici amano sfilare con i campioni del momento. L’impresa di Bartali che vincendo il Tour De France evitò la guerra civile nel 1948 (il primo ministro De Gasperi lo chiamava al telefono ogni sera per spronarlo), è il punto più nobile e alto di questo connubio, l’Italia del calcio ai mondiali del ‘82 con l’abbraccio di Sandro Pertini e la celebre partita a carte sull’aereo di ritorno, la più verace e divertente.

Certo quel Presidente non sarebbe stato zitto sulla condanna subita per la Terra dei Fuochi, né su quanto accaduto con la scarcerazione del generale libico. Per chi non lo ricordasse Pertini chiese al presidente del Consiglio del 1979, Giulio Andreotti, di mandare i nostri soldati nel Golfo del Siam, dall’altra parte del mondo, per salvare 907 profughi vietnamiti abbandonati da tutti. Partirono due incrociatori, “Vittorio Veneto” e “Andrea Doria”, con la nave appoggio “Stromboli”: era l’estate di 45 anni fa ed era un’altra Italia che insegnava al mondo e si copriva di gloria. Sinner, che vive nel Principato, e la Goggia, in questa vicenda, non fanno una brutta figura, chi deve riflettere è un’altra persona.

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Pertini, Bearzot, Causio e Zoff giocano a scopone in aereo.
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