Le polemiche per l'assenza di Jannik Sinner alla cerimonia al Quirinale non si placano, anzi. Dopo i commenti di giornali e opinionisti, ora arrivano critiche anche dal mondo dello sport. Sofia Goggia, una delle atlete italiane più vincenti, non ha dubbi: se fosse stata nei panni di Sinner, non avrebbe mai rifiutato l’invito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Assolutamente no. Sarei andata perché il Presidente della Repubblica è la più alta carica dello Stato”, ha dichiarato la sciatrice a Repubblica. Goggia, che si appresta a competere nei Mondiali di sci di Saalbach, ha sottolineato che “ho un rispetto massimo per le istituzioni, di cui tra l’altro faccio parte nella Guardia di Finanza. L’invito è un motivo di orgoglio immenso e, per come vivo io, non è nemmeno lontanamente concepibile pensare a un rifiuto”. Un'opinione che si inserisce nel dibattito ormai acceso sulle scelte del numero uno al mondo. Sinner, reduce dalla vittoria agli Australian Open, ha infatti preferito rientrare direttamente a Montecarlo, rinunciando alla cerimonia con i compagni di Coppa Davis, occasione in cui il discorso è stato tenuto da Matteo Berrettini. Eppure, su Sinner si erano espressi in modo chiaro i medici e il suo staff che, tramite le parole del suo coach, Darren Cahill, avevano espresso le condizioni del numero uno al mondo. Cahill lo aveva descritto “bianco come un lenzuolo” e “davvero malmesso”, tanto da fargli valutare il ritiro prima della sfida con Rune.
Ma la Goggia ha parlato anche di Federica Brignone: “Premetto che quel giorno ho sbagliato, sono stata troppo stretta nella curva che immette nella parte iniziale del piano; quindi, non sono riuscita a uscire veloce. Altro che un centesimo, in quel punto ho perso decimi, poi ho avuto il problema alla spalla dislocata nella parte finale. Io e Federica non siamo lo yin e lo yang dello sci, due forze in contrapposizione che lottano per prevalere l’una sull’altra. Anzi, due forze così importanti, se unite, amplificano ancora di più i loro risultati. Ma agli italiani piacciono tre cose: il campione che porta a casa le medaglie, il team forte, e un antagonismo tra protagonisti. E questo crea una divisione tra fazioni: guelfi e ghibellini, anche nello sport, anche nello sci. Ci sono i pro-Goggia e i pro-Brignone”. Poi sulle aspettative che si sono su di lei, come su Sinner: “Un’aspettativa tale che se arrivi seconda, terza o quarta la gente pensa che siano gare andate male. Fa parte di una cultura italiana sportiva un po’ retrograda, da bar sport”. Ma ha già pensato al suo futuro dopo lo sport? “Niente sarà paragonabile al momento in cui metti i bastoncini fuori dal cancelletto, tutt’attorno c’è il silenzio, e puoi valorizzare il lavoro di tutti con una bella discesa. Però c’è un tempo per ogni cosa nella vita, e penso di aver seminato anche in altri campi. Ho già richieste lavorative di qua e di là ma non le prendo in considerazione. La politica? Non penso. Se Fiorello mi aspetta un po’ e ha un’altra delle sue idee geniali per un programma, io mi candido e sono pronta a firmare il contratto all’istante”.