Jannik Sinner ha deciso: niente Quirinale. Il numero uno al mondo, reduce dal trionfo agli Australian Open, non ha partecipato alla cerimonia organizzata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una scelta che ufficialmente è dettata dalla necessità di riposo dopo gli sforzi di Melbourne, ma che inevitabilmente riaccende il dibattito sulle sue rinunce agli eventi istituzionali. Dal Colle nessuna polemica, solo una presa d’atto della decisione di Sinner. Non c’è il numero uno al mondo ma ci sono i due doppisti, Bolelli e Vavassori, Jasmine Paolini e Matteo Berrettini. “Essere qui oggi per me significa molto. Lo scorso ero c’ero, ma in vesti diverse. Ci sono tante emozioni nella mia testa, ma portare qui questa coppa è un’emozione enorme. Grazie alla mia famiglia sono riuscito ad uscire da momenti difficili a causa d’infortuni e per questo voglio dedicare a loro un pensiero speciale”, dice il tennista romano visibilmente emozionato che, in assenza di Sinner, fa il discorso davanti al Presidente. Non è la prima volta che Sinner dice no. Dal rifiuto a Tokyo 2021 per “immaturità atletica”, alla rinuncia alla fase a gironi della Coppa Davis 2023 per problemi fisici, fino alla mancata partecipazione a Sanremo e il forfait alle Olimpiadi di Parigi 2024.
Ogni volta, le sue scelte hanno sollevato polemiche e discussioni sul suo attaccamento ai colori azzurri. Poi, con i fatti, le ha sempre messe a tacere: due Coppe Davis vinte e una crescita esponenziale che lo ha portato in cima al ranking Atp. Dietro questa nuova rinuncia sembra esserci più di una semplice questione fisica. Ad aprile Sinner dovrà affrontare il Tas di Losanna per il ricorso presentato dalla Wada sul caso del doping Clostebol. Un’udienza che potrebbe cambiare il corso della sua carriera e che lo costringe a convivere con una pressione costante. In questo contesto, evitare esposizioni pubbliche potrebbe essere stata una scelta ponderata più che un capriccio. E a parlarne è proprio il suo allenatore Darren Cahill, che ha fatto delle rivelazioni inaspettate: prima del match con Rune agli ottavi, Jannik stava così male da rischiare di non scendere in campo. “Jannik era bianco come un lenzuolo. Non sapevamo se sarebbe sceso in campo. Stava così male. Sapevamo dal giorno prima che non si sentiva bene, quindi era andato a letto presto. Abbiamo annullato tutti gli allenamenti, siamo andati dal dottore, gli hanno dato dei gel per aumentare l’energia. Si è riposato, ha fatto un bagno ghiacciato per farlo ripartire e lo abbiamo buttato in campo senza riscaldamento”, sono queste le parole di Cahill a Supertennis. Segnali di un malessere fisico e mentale che non si smaltisce con una semplice giornata di riposo. Andare al Quirinale sarebbe stata la via più semplice: un viaggio breve, quattro foto e nessuna polemica, come dice qualcuno. Ma Sinner ha scelto diversamente, sapendo che avrebbe alimentato il dibattito. Ma se c’è una cosa che ha sempre dimostrato, è che non si lascia condizionare dalle aspettative altrui. E forse, anche questa volta, ha fatto bene.