Ok, ma come ha inciso la domenica del Red Bull Ring sulla "Coppa del Giappone", definizione introdotta da Luca Marini per identificare la competizione a parte che in MotoGP coinvolge Honda e Yamaha? Taka Nakagami, quattordicesimo a trentasei secondi da Pecco Bagnaia, si è aggiudicato due punti iridati e la vittoria di tappa. Sedicesime e diciottesime le M1 ufficiali di Alex Rins e Fabio Quartararo, separate dalla RC213V di Joan Mir. Luca Marini si è ritirato dopo una manciata di curve per un problema tecnico. Johann Zarco ha tagliato il traguardo in ultima posizione, staccato dal resto del gruppo e depotenziato da una Honda che, in uscita dai rampini lenti (in Austria ce ne sono parecchi), accelerava in maniera anomala.
Alla domanda di cui sopra, ha risposto francamente Mir subito dopo il Gran Premio, nel canonico incontro con la stampa. "Cos'è successo oggi? Il problema è che non è successo niente. La gara è stata noiosa per me, quindi posso immaginare per voi". Il pilota spagnolo ha poi elencato tutta una serie di problemi che, sommati, rendono l'idea della profonda crisi in cui la Honda non smette di annaspare: "È stata davvero una sfida finire la gara oggi, non riesco a vedere niente di positivo in questa giornata, in nessuna area riuscivo ad essere competitivo. Avevamo molte vibrazioni, quindi oggi era solo importante finire la gara per raccogliere dati. In frenata, con la moto dritta, l'anteriore si bloccava sempre, quindi non riuscivo mai a staccare forte. Prima di aprire il gas per accelerare, oltretutto, il posteriore spinnava. Di conseguenza il consumo della gomma era superiore a quello degli avversari, perché continuavamo a scivolare. All'inizio della gara, quando ero in mezzo al gruppo, ho dovuto rallentare perché la pressione dell'avantreno si impennava alle stelle". Definirlo disastro non sarebbe ingeneroso, ma le concessioni speciali e la possibilità di sperimentare nuove soluzioni in continuazione, anche a stagione in corso, permettono alla Honda e ai suoi piloti di guardare al futuro con un bagliore di speranza che, anche dopo weekend miseri come quello di Zeltweg, resta acceso: "Ora il nostro programma è abbastanza impegnativo - ha informato infatti Joan - perché avremo cose nuove da provare nei nostri test di Misano e Aragon, poi ancora qualcosa nel primo weekend di gara di Misano, prima di portare in pista una nuova configurazione del motore nei test del lunedì successivo a quella gara. Saranno tutte cose abbastanza grandi, che credo possano aiutarci a comprendere la direzione per il prossimo anno e consentire a chi lavora in fabbrica di avere più tempo per portare qualcosa che funzioni".
Se la domenica austriaca di Mir è stata noiosa, non si può dire altrettanto del suo incontro coi giornalisti. Semplicemente memorabile il momento in cui è stato chiesto a Joan di raccontare cosa prova un pilota quando, a trecento e rotti chilometri orari, pinza il freno e la ruota anteriore si blocca. Una situazione che il pilota spagnolo ha saggiato più volte tra i saliscendi di Speilberg: "Ti abitui - ha esclamato sorridendo - non ti diverti a bloccare l'anteriore a 290 chilometri orari ma per noi è una situazione normale. Cosa si può fare in queste situazioni? Puoi bloccare un po' le braccia, puoi giocare un poì col freno anteriore, ma alla fine la cosa importante è non muovere troppo il manubrio per tenere la moto dritta e stabile. La parte difficile arriva quando devi cominciare a piegare per fare la curva e rischi di perdere l'avantreno senza preavviso. Ad esempio qui in Austria, quando affronti curva due, devi frenare con la moto leggermente piegata a sinistra, prima di fare la curva a destra. Se in quella situazione blocchi l'anteriore, la situazione diventa molto critica, specialmente sul bagnato. Oppure se blocchi a moto completamente dritta, con anteriore e posteriore allineati, le conseguenze saranno maggiori. A volte mi vengono in mente queste cose e penso 'caz*o, siamo veramente dei pazzi', ma incredibilmente quando sei in sella la situazione si normalizza".