La notizia: Marc Marquez sta per entrare nel Team Lenovo Ducati, dove dividerà il garage con Pecco Bagnaia. Avrà un biennale a partire dal 2025. Gigi Dall’Igna dice di aver messo assieme la miglior squadra possibile e di certo è così per numero di mondiali e fatti tangibili, così in un solo garage ci sono il passato e il presente della MotoGP. Del futuro, invece, non ci è dato sapere granché: potrebbe essere di Pedro Acosta, il prossimo fenomeno, oppure di Jorge Martín che è scappato da una casa in fiamme per costruire qualcosa di nuovo come nell’Eneide. Poco importa, le corse sono interessanti soprattutto mentre accadono.
Oggi Marc Marquez sta preparandosi a mangiare grasso, mangiare tutto, sul suo menù ha due titoli mondiali in fila per raggiungere così la cifra tonda che ha impedito di vedere a Valentino Rossi dieci anni fa. Il suo arrivo in Ducati è stato clamoroso per lo sport e per lo spettacolo, tuttavia c’era anche chi si aspettava - da subito - un Marc Marquez in grado di vincere immediatamente e senza possibilità di appello, un dominatore. Cosa che tra età, nuovi avversari, infortuni e operazioni chirurgiche non è più.
È anche per questo che sarebbe una follia fare il funerale a Francesco Bagnaia, uno che non solo non se lo merita ma è anche giovanissimo e nel pieno dei suoi anni migliori. Pecco ha vinto tre titoli mondiali, due in fila in MotoGP. L’ultimo a riuscirci? Marc Marquez. Il primo in MotoGP? Valentino Rossi. Non ce ne sono stati altri, solo questi tre. E Pecco avrebbe preferito correre con Jorge Martín, ancora meglio con Enea Bastianini, però adesso si prende Marc Marquez e lo fa in silenzio. Bagnaia è quello che ha vinto due gare con una Mahindra. È lo stesso che ha recuperato 91 punti da Fabio Quartararo e che lo scorso anno si è portato a casa il mondiale a Valencia, altra cosa che a Valentino non è mai riuscita, perché Bagnaia è uno che va in continuazione oltre le aspettative. Anche se lui dice di odiare questa narrazione - l’idea ormai generalizzata trovarsi in difficoltà per dare il meglio - è così, tanto che al Mugello ha vinto sia Sprint che gara dopo essere stato penalizzato di tre posizioni in griglia, che finisce per sembrare un modo carino per dargli quel fastidio necessario a reagire. Forse Francesco Bagnaia funziona come una molla, tu lo comprimi e lui salta. E forse Marc Marquez è quella compressione che serve a fare il salto più grande, risalendo il celebre grattacelo di cinquanta piani raccontato nell’Odio di Kassovitz.
Uno stimolo così, Marc Marquez, è quello che gli serve per continuare a stare lì davanti tra le cadute, gli errori e i momenti no che continua ad attraversare, perché l’ultimo mondiale tranquillo è stato anche il primo datato 2018. È vero, Marquez nel box cambierebbe le cose per chiunque, ma non raccontiamoci che Bagnaia verrà massacrato perché chi si aspettava di vedere un Marquez imperatore di questa MotoGP dal primo turno con la Ducati è stato deluso.
Lo stesso vale per chi è convinto - e non sono pochi - che una volta messo un piede nella porta a Bologna lo spagnolo rovescerà la moto con l’obiettivo di renderla inguidabile per chiunque, tranne che per sé stesso. Pecco Bagnaia non è un cretino e, anzi, ha un maestro che farà l’impossibile per prepararlo alla convivenza più dura della sua carriera. Valentino gli spiegherà cosa dire e come farlo, quando spingere e come lavorare con la sua squadra per renderla un piccolo esercito disposto a tutto per lui.
E poi c’è quello che ancora è difficile da inquadrare, ovvero che Marc ha firmato per un costruttore che per lui si è giocata tutto: due piloti (Martín e Bastianini), la serenità di Bagnaia e una squadra (La Pramac di Paolo Campinoti, che potrebbe migrare in Yamaha) sono la dote della Ducati nel matrimonio con lo spagnolo. Questo significa che da Marc Marquez i dirigenti Ducati si aspettano almeno due titoli mondiali, un dominio insomma. Eppure per la Ducati questo approccio non ha mai funzionato né con Valentino Rossi né tantomeno con Jorge Lorenzo, entrambi messi sotto contratto a cifre faraoniche dopo il loro periodo d’oro. Farlo anche con Marc Marquez rischia di sembrare soltanto la tendenza a commettere sempre gli stessi errori.
In breve: nel 2025 Francesco Bagnaia si troverà davanti alla prova più dura, alla compressione più feroce, magari dopo un terzo titolo in fila. Per Marc Marquez non sarà meno difficile però: con una squadra ufficiale europea lui non ha mai lavorato, ha un compagno di squadra nel pieno della sua epoca d’oro, gli occhi del mondo addosso e un fuoriclasse come Pedro Acosta pronto a togliergli tutto. È tanto, tantissimo anche per lui che si prepara ad arrivare a Borgo Panigale come il messia della Desmosedici.