Francesco Bagnaia vince a Barcellona, dove non gli era mai riuscito da quando corre nel motomondiale. Lo fa dopo un sorpasso decisivo alla curva 5, la stessa in cui si era steso a meno di un minuto dalla vittoria nella Sprint del sabato. Una vittoria che racconta che alla scaramanzia non ci devi credere troppo se conosci te stesso e sai dove puoi arrivare. Certo è che dirlo è facile e farlo è complicato, ci riescono in pochi. Due ore più tardi, a Monte Carlo, ci riesce Charles Leclerc, vincendo il Gran Premio di casa con la Ferrari. Stessa fame, stessa durezza addosso per dominare un mostro che ti tiene sveglio la notte per dirti che non sei abbastanza. Perché era il sogno di suo padre che non c’è più, perché invece di aiutarlo Monaco è sempre sembrato respingente. Monaco era la necessità di volerlo di più, di fare un passo in più.
Sono storie e situazioni diverse quelle di Bagnaia e Leclerc, così come è diverso il significato delle gare di oggi: quella di Pecco è una prova di forza sugli altri, la conferma del fatto che il numero uno è ancora suo, che il padrone di questa MotoGP è ancora lui. Quella di Charles ha invece il sapore della pietra miliare, senza dubbio nello spirito del monegasco e forse anche per una Ferrari che, un poco alla volta, sta rivedendo nel profondo sé stessa per portare in alto il rosso.
A vederli vincere assieme, questi due, torna in mente un pezzo datato 2022, pubblicato qui su MOW. Titolo: “Ferrari e Ducati, Bagnaia e Leclerc: figli di un padre padrone che dà più schiaffi che carezze”. In breve, vestire il rosso in Italia può essere un problema. Può richiedere un sacrificio in più, ben ricompensato da una tifoseria che di quel colore lì ci ha dipinto il proprio santuario e ogni giorno lo riempie di fede. A vedere Bagnaia e Leclerc vincere lo stesso giorno viene in mente che entrambi sono due ragazzi di classe Novantasette, faccia pulita, vestiti costosi, violenza in pista e buone maniere fuori, l’incarnazione del pilota moderno. Viene anche in mente che entrambi, il prossimo anno, verrà affiancato un nuovo compagno di squadra. Charles con Lewis Hamilton, Bagnaia (probabilmente) con Marc Marquez, per quanto su quest’ultimo ci siano ancora diverse riserve. Immaginiamo che Ducati decida davvero di dare la moto a Marc, facciamo questo esercizio di fantasia. O, comunque, limitiamoci a pensare che è uno dei principali candidati a finire lì.
Perché Ferrari e Ducati hanno ancora bisogno di questi grandi vecchi, dei miti del decennio passato? Quanta incertezza in questa scelta qui, quanti limiti in termini di fiducia verso chi, di fatto, quegli idoli del passato ha imparato a metterli da parte per una questione di sopravvivenza. Siamo in un paese in cui i giovani hanno trent’anni, così per far funzionare la Ferrari serve Lewis Hamilton. Perché Leclerc non è più il predestinato ma nemmeno un campione del mondo e, a vedere il pluriennale con Sir Lewis, a Maranello puntare su Charles non dev'essere sembrata una scommessa sicura. Si potrebbe argomentare dicendo che le motivazioni commerciali dell’accordo superano quelle sportive, tuttavia la cosa non farebbe alcuna differenza sostanziale. Ducati potrebbe fare la stessa identica scelta: mettere sotto contratto il grande vecchio, il fuoriclasse che dopo una storia lunghissima col primo degli avversari ha deciso di andarsene. In Ducati Corse dicono che non è più l’epoca del primo e del secondo pilota e che Marc Marquez piace. Perché siamo nel paese dei grandi vecchi, privilegiati, strapagati signori. Dell’esperienza che viene prima della fame, annuire prima di ascoltare, zone di comfort, senatori, poltrone pesanti. Prendi Hamilton, prendi Marquez. Come se Bagnaia e Leclerc non fossero bravi abbastanza e servisse qualcuno per dargli una svegliata, qualcuno che ha già dato il meglio nel vecchio decennio. Eppure quelli che hanno vinto domenica 26 maggio, uno a Barcellona e l’altro a Monte Carlo, sono due ragazzi di classe Novantasette. Così, tra la festa e le bollicine, resta un filo d'amarezza pensando che Bagnaia e Leclerc sono i soggetti perfetti per il film La Meglio Gioventù, con quel breve dialogo entrato tra i classici di Instagram.