“Mentre scivolavo mi vedevo già fuori dalla Q2 per un soffio, magari undicesimo”. Pecco Bagnaia l’ha raccontato nella sala stampa di Termas de Rio Hondo, scherzando come non gli si vedeva fare dai test. Perché è vero che il pilota della Ducati non è stato protagonista della migliore prequalifica della sua carriera, ma è vero pure che è tornato a mostrare la sua solita faccia serena, con addirittura la voglia di buttarla un po’ a ridere dopo la partenza difficile di Buriram e le FP1 da dimenticare in Argentina. Sono state proprio le FP1 a far suonare la sveglia, con Bagnaia e la squadra che hanno approfittato dell’attesa delle pre qualifiche per “chiudersi nel box” e guardarsi in faccia, tirando fuori ogni dubbio, ogni perplessità, ogni proposta che potesse invertire le prospettive. Non una resa dei conti, sia inteso, ma un confronto tra persone che vogliono la stessa cosa: vincere ancora.

“Con la squadra – ha raccontato Pecco ai microfoni di Sky – ci siamo trovati e abbiamo parlato, dicendoci molte cose. Decidendo molte cose e facendo scelte anche importanti. La mattina, infatti, avevo continuato a sentirmi un po' come in Thailandia, come ai test, come in gara: funzionava, ma non ero a posto. Abbiamo deciso di cambiare tante cose e questo pomeriggio mi sono trovato decisamente meglio, più con le mie sensazioni in mano e anche con un miglior feeling nella frenata in ingresso. Prima stavamo andando in una direzione per cercare di adattarmi a quello che avevo fino alla Thailandia, adesso dobbiamo lavorare in direzione opposta. Già siamo in una situazione di partenza migliore ed è stata una sorpresa ritornare ad avere una sensazione così in frenata”.
Parlare, confrontarsi e agire. Sono le tre mosse che hanno permesso a Pecco di ritrovare la faccia di sempre prima di salire di nuovo in sela alla sua Desmosedici per le prequalifiche e di mantenere quella stessa faccia anche a fine turno, nonostante la caduta e una Q2 centrata per un pelo. “Purtroppo mi sono steso – ha raccontato - ma ci sta: avevo fatto un primo time attack senza esagerare, volevo spingere per il secondo perché sentivo di avere abbastanza margine, anche di tre o quattro decimi. Alla Due sono entrato un pelo più stretto, con meno freno, ma mi si è chiusa davanti. Ci può stare”.
Nessun dramma e, anzi, la consapevolezza che adesso sente che quella è davvero la sua moto, anche se in sala stampa l’ha definita “una Desmosedici 24,7”, lasciando intendere di aver deciso di fare ulteriori passi indietro rispetto alla Thailandia, dove aveva raccontato di correre con una “Desmosedici 24,9”. “Dovevamo tornare a dare più carico dietro –ha spiegato - abbiamo fatto delle prove e sembrava che quella non fosse la direzione giusta, ma era comunque quello di cui avevamo bisogno per far sbandierare meno la moto. Ci sono dei punti dove faccio più fatica in ingresso curva, ma ho cercato di adattarmi e ho chiesto di intervenire il meno possibile durante la sessione. Potrebbe servire un bilanciamento diverso, ma domani mattina faremo delle prove che secondo me mi faranno sentire tutto ancora meglio. Il grosso l'abbiamo risolto, era quello che mi premeva fare. Ora posso concentrarmi su me stesso. Le condizioni miglioreranno domani, soprattutto le mie sensazioni saranno sempre migliori, adesso posso non toccare più niente praticamente. Si parla di dettagli, domani faremo un passo avanti che mi aiuterà soprattutto nella Sprint. Ci sono molti piloti competitivi su questa pista, vedremo se potrò lottare con Marc, ma chi mi ha impressionato di più oggi è stato Zarco e anche Di Giannantonio, che non ha praticamente fatto i test e è già molto veloce".