L'ha fatto di nuovo. Ieri, dopo una Sprint Race cominciata dalla casella tredici e conclusa al secondo posto, aveva detto che sarebbe stato complicatissimo riprodurre la rimonta. Oggi l'ha replicata pari pari: da tredicesimo a secondo. Ventiquattro posizioni guadagnate in meno di ventiquattr'ore. "Sarà una gara lunga, da gestire con più pazienza", avvisava sempre ieri. In questo caso, Marc Marquez è stato di parola. Perché se nella partenza della Sprint aveva scavalcato sette piloti in tre curve, allo spegnimento dei semafori - in Gara - ne ha lasciati sul posto "solamente" cinque. La settima piazza l'ha ereditata grazie alla scivolata di Pedro Acosta (che ha sfiorato la Ducati azzurra numero 93), la sesta se l'è presa con un ingresso su Bastianini alla variante Dunlop, la quinta con un affondo simile su Aleix Espargaró, la quarta approfittando di un "lungo" di Maverick Vinales al Garage Vert, la quarta dopo una battaglia maschia nel primo settore con Fabio Di Giannantonio, l'unico in grado di replicare - anche se per un tempo breve - alla furia dell'otto volte campione del mondo.
Quel Marquez che poi, terzo a dieci giri dalla fine, veniva su come un temporale a metà maggio. Ne ha impiegati cinque per ricucire un gap di due secondi e mezzo da Pecco Begnaia e Jorge Martín. Si è agganciato ai fuggitivi proprio nel momento in cui questi hanno inaugurato le scaramucce. Poi Marc ha studiato la situazione, ha capito che passarli entrambi - con la hard anteriore che si scaldava e si gonfiava - sarebbe stata un'impresa rischiosa. Allora ha atteso un attimo, per vedere se potesse riuscirci senza sporcarsi le mani, magari grazie ad un'ulteriore lotta tra Pecco e Jorge. Così non è stato, ma non per questo Marquez si è arreso: all'ultimo giro, mentre Bagnaia pianificava il sorpasso della vittoria su Martín, Marc irrompeva a gamba tesa nei progetti del campione del mondo in carica, aggrappandosi ai freni oltre il limite dell'immaginabile a Chemin aux boeufs ed entrando nel cambio di direzione intitolato ai pastori della Loira in perfetta traiettoria. Secondo sul traguardo, venti punti in saccoccia, solamente otto (considerando anche la Sprint di ieri) quelli persi da un Jorge Martín che ha completato il weekend perfetto (pole, vittoria al sabato, vittoria alla domenica, record della pista). Perché, inutile nascondersi, Marc adesso punta in alto. Ha iniziato a pensarci concretamente nel parco chiuso di Jerez, dove confessò: "Non male la classifica, considerando il nostro inizio di m***a". Ha tutti i motivi per crederci anche oggi, vista la razza di weekend che ha rimesso in sesto. Visto che è terzo in campionato, a meno quaranta dal leader. Dato che, dopo tre secondi posti consecutivi, tendenzialmente un otto volte campione del mondo va all'assalto della vittoria.
"Oggi è stata più normale, ieri è stata una partenza un po' irreale - ammette Marc a caldo, ai microfoni di Sky. "Abbiamo fatto un buon primo giro, ma comunque ho dovuto cucinare la gara pian piano, aspettando il mio momento". Eccolo lì, il titolo che cercavamo. Anche perché - dopo il salvataggio in qualifica, la partenza nella Sprint e la successiva rimonta - non è che fossero rimasti chissà quali spunti per Marquez. Invece lui se ne esce così, serenamente, come se potesse cucinare avversari e rivali a fuoco lento. Come se adoperasse il gas della sua Ducati Gresini per cuocere il brodo di un arrosto. Qualche mese fa, quando vestiva i colori Honda, nelle parole di Marc c'era parecchio fumo, condito da ammiccamenti vari. Oggi, nel momento in cui si evade dalla cronaca e gli si chiede del mercato, Marquez tira fuori la sostanza: "Se accetterei una Ducati factory in un team non ufficiale? Quando ho preso questa decisione di venire in Gresini è stato perché sapevo che Ducati fosse la miglior moto. Volevo vedere cosa sarei stato capace di fare, anche perché qualche dubbio su di me dopo gli ultimi anni l'avevo. Visto che sono competitivo, il prossimo anno voglio cercare di avere l'ultima evoluzione della Ducati, perché in questo modo hai più possibilità di giocarti il mondiale. Qualsiasi sia il colore di questa moto ufficiale". Ha ritrovato le sue certezze, è tornato a divertirsi, a creare, a sperimentare ricette agonistiche e mediatiche. "Voglio" - dice Marc Marquez. Di lui, che va a 350 orari con la stessa disinvoltura di uno chef alla grigliata di pasquetta, non ci si può fidare. Oggi meno che mai.