Quando chiedi ai rivali storici di Valentino Rossi quali fossero i suoi maggiori punti di forza, loro ti rispondono che era bravo con i giornalisti. Che era furbo. E, soprattutto, che portava il livello della sfida al livello superiore. Per lui diventava qualcosa di personale, si comportava come in un film d’azione ad alto budget: se volete togliermi la pace verrò a prendervi, vi farò il culo. Alla Rocky, alla John Wick. Lo fece con Max Biaggi prima e con Sete Gibernau poi, giusto per citarne un paio. E con Jorge Lorenzo. Ora che in MotoGP manicano due gare alla fine del campionato, Francesco Bagnaia ha cominciato a modo suo a fare lo stesso: sviluppare la velocità è fondamentale, affondare l’avversario lo è anche di più.
Pecco sa che quando un pilota ha il suo momento d’oro è spinto da un’inerzia quasi divina, non si può fermare. Lo sa perché è già successo anche a lui in diverse occasioni, una anche a metà stagione quest’anno, quando sembrava che avrebbe vinto il titolo con cinque o sei GP d’anticipo. Quando sei lì, in quel momento perfetto, tutti gli altri è come fermare un treno, ogni weekend è come se ti lanciassi con la rincorsa mentre gli altri partono da fermi. Gli altri quel treno devono farlo deragliare, vale tutto.
Pecco Bagnaia c’è riuscito, giusto il tempo di ritrovare la fiducia che l’incidente di Barcellona gli aveva portato via. Non l’ha fatto in Indonesia dove Martín è caduto quando era davanti e nemmeno a Phillip Island, dove Bagnaia ha guadagnato punti per un errore di valutazione dell’avversario. L’ha fatto in Malesia però, dove di punti su Jorge ne ha preso uno soltanto.
Chi ama le statistiche sa che al netto di cadute ed errori era dall’Austria che Bagnaia non arrivava davanti a Martín. A Sepang Pecco ha scelto di aiutare il suo compagno di squadra, che solo una settimana prima partiva ultimo in griglia, e gli ha raccontato di come va interpretata questa Desmosedici con cui Enea Bastianini di chilometri ne ha fatti pochi. Glielo spiega il venerdì per raccoglierne i frutti nell’immediato. Non in termini di punteggio, sia chiaro, e nemmeno per il gioco di squadra che invece potremmo vedere tra Lusail e Valencia. Pecco ha aiutato Enea per togliere un po’ di terra da sotto i piedi a Jorge, che da parte suo era quasi sicuro - per la seconda volta in due anni - di essersi conquistato un posto all’interno del team ufficiale. Invece, se Bastianini vince le gare e Bagnaia il titolo, Ducati non ha più bisogno di lui. Il che è un brutto colpo per un pilota come Martín, che questa scelta del management di Borgo Panigale l’ha sempre sofferta. A questo si aggiunge quanto successo in gara la domenica, con Pecco Bagnaia che ha risposto all’attacco del rivale con un sorpasso all’esterno che suona un po’ come una sentenza. Niente a che vedere con il passaggio di Valentino Rossi su Casey Stoner al cavatappi di Laguna Seca, certo, ma l’intenzione è la stessa e il risultato pure: andare oltre alle aspettative dell’avversario, farlo dubitare delle sue capacità, costringerlo a mettersi in discussione. Ecco perché, in un solo GP (e guadagnandoci un punto solo) Bagnaia ha costruito un piccolo capolavoro per la sua corsa al mondiale: si è assicurato un compagno di squadra al suo fianco (perché Bastianini non vorrà rischiare il posto con una manovra su Pecco, ma adesso ha la possibilità di aiutarlo) e ha messo in crisi Jorge mentalmente e fisicamente, al netto del fatto che lo spagnolo è sempre stato bravo a scrollarsi di dosso i momenti complicati.
È una di quelle lezioni che Valentino Rossi deve aver scolpito nella pietra del Ranch: prima vinci di testa, poi picchi con la manetta. Stordisci e attacca, in modo che il colpo sia più violento. Ci sono buone probabilità che la lotta per il titolo arrivi a Valencia, ma sono le stesse probabilità che a vincerlo sia Francesco Bagnaia. Anche perché con 14 punti da recuperare Jorge Martín correrà senza tenersi nulla in tasca, rischiando l'impossibile.