Molti mi chiedono se l’innamoramento di Jannik Sinner possa avere un effetto sulle sue prestazioni sportive. È la prima volta che il numero uno al mondo si espone in questo modo e lo ha fatto alla vigilia degli Us Open a New York dove lo attende Bublik come avversario. E, infatti, anche basandomi sulla sua recente esposizione, nonché sui dubbi che molti si pongono, rispondo senza esitazione: sì. L’amore incide, eccome. Può cambiare il modo in cui ci approcciamo a una sfida, e se guardiamo Sinner oggi vediamo un ragazzo che sta vivendo un momento positivo anche in campo. Mi sono chiesto perché succede questo, e la risposta la trovo sia nello sport sia nella vita di tutti i giorni. Quando una relazione è sana e funzionale, lo stress si abbassa. Ci sentiamo più sereni, più propositivi, più pronti a dare il meglio in quello che facciamo. Vale per noi comuni mortali, vale per un atleta al vertice del tennis mondiale.

C’è anche un altro aspetto. In psicologia dello sport si parla di flow, quello stato in cui affronti una sfida difficile ma allo stesso tempo percepisci di avere dentro di te le risorse per superarla. È lì che si rompe il confine dei limiti e si accede a una dimensione più alta di concentrazione e rendimento. E spesso è proprio un equilibrio affettivo a rendere possibile questo passaggio. Da fuori siamo abituati a pensare che una relazione possa “distrarre” un atleta. Io credo, invece, che possa potenziarlo. Ogni sportivo sa che accanto alla preparazione fisica e mentale c’è un mondo di fattori esterni che contano tantissimo: la famiglia, gli amici, gli affetti. Una relazione amorosa sana diventa un motore potente, protettivo, motivazionale. Ed è per questo che, guardando a Sinner, non mi sorprende affatto che stia vivendo uno dei momenti più solidi della sua carriera: l’amore non lo indebolisce, lo fortifica.