Tre modifiche in corsa, fuori tempo massimo, per evitare lo scontro con il Quirinale. È il percorso accidentato del Decreto Sport che, dopo il via libera del Senato, si avvia verso l’approvazione definitiva. Un testo rivisto all’ultimo minuto per accogliere i rilievi avanzati dal Colle, ma che alla fine risulta più debole rispetto alla versione iniziale: rimane la norma che di fatto apre alla gestione politica delle Atp Finals, ma viene meno l’estensione del controllo governativo, in presenza di contributi pubblici, anche ad altre manifestazioni sportive. Un principio generale che, al netto delle tensioni, avrebbe potuto rafforzare la trasparenza. Al centro della discussione due articoli in particolare. Il primo è l’articolo 11, che introduce la Commissione governativa di controllo sui bilanci dei club calcistici, già annunciata oltre un anno fa e ora prossima al debutto, con la presidenza affidata a Massimiliano Atelli, ex magistrato della Corte dei Conti e attuale capo di gabinetto del ministro Abodi. Segretario sarà Mario Morelli, avvocato ed esperto di diritti televisivi, vicino al ministro Giorgetti. Il secondo è il discusso articolo 9-quater, che prevedeva la presenza della società Sport e Salute, partecipata dal Mef, negli eventi sportivi con un sostegno pubblico superiore ai 5 milioni di euro. Il governo, inizialmente, sembrava intenzionato a correggere solo il primo articolo, lasciando invariato il secondo, particolarmente sostenuto da Fratelli d’Italia, che ha collocato figure di fiducia al vertice della società.

Le modifiche approvate si sono limitate a dettagli tecnici: tra questi, l’eliminazione del ricorso al giudice ordinario in caso di controversie sui contributi richiesti ai club (rimane competente il giudice amministrativo), e la possibilità per il personale federale prestato alla Commissione di vedersi riconosciuto il servizio svolto in caso di partecipazione a concorsi pubblici. Poi il passo indietro: l’intero articolo 9-quater è stato stralciato. Una scelta motivata dal timore che le modifiche non fossero sufficienti a ottenere la firma del presidente della Repubblica. Il governo ha preferito evitare un possibile attrito istituzionale, rinunciando a una norma che, al di là dei contenuti, aveva già sollevato perplessità anche in parte del mondo sportivo, da sempre molto attento alla tutela della propria autonomia. L’intervento del Quirinale, infatti, sembra avere anche un significato politico, più che legato all’urgenza della materia. E la decisione del governo di non insistere su una norma non prioritaria ne è una conferma. Il 9-quater, inoltre, toccava interessi importanti: non solo le Atp Finals, ma anche manifestazioni sostenute da finanziamenti pubblici come il Gran Premio di Monza, organizzato dall’Aci ora guidato da Geronimo La Russa, oppure eventi come il Giro d’Italia, curato da Rcs, e gli Europei di volley. Resta da capire se la norma sarà ripresentata in un futuro disegno di legge. Per ora, il Decreto Sport si chiude con un compromesso: meno incisivo di quanto previsto, ma sufficiente a garantire la tenuta dell’equilibrio istituzionale.
