Il Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) si prepara a scrivere un nuovo capitolo della vicenda che coinvolge Jannik Sinner e la Wada nel famigerato "caso Clostebol". Due giudici su tre sono stati nominati: da una parte Ken Lalo, scelto dalla Wada, noto per la sua rigidità nei casi di doping, e dall’altra Jeffrey Benz, indicato dal team di Sinner, con un passato di verdetti favorevoli agli atleti.
Le premesse non sono delle migliori per il numero uno del tennis mondiale. Lalo non è un nome che i tennisti ricordano con piacere: è lo stesso arbitro che contribuì a inasprire la squalifica di Sara Errani, portandola da due a dieci mesi per positività al letrozolo nel 2017. La mano pesante del giudice israeliano si è fatta sentire anche in altri procedimenti, tra cui quello contro Mauricio Fiol Villanueva, nuotatore peruviano, sanzionato severamente.
Se da un lato la difesa di Sinner può contare sull’esperienza di Benz, lo stesso arbitro che ha contribuito alla riduzione della squalifica di Simona Halep da quattro anni a nove mesi per un integratore contaminato, la presenza di Lalo non fa ben sperare. La Wada ha già accettato la buona fede di Sinner, riconoscendo che il giocatore non ha assunto volontariamente la sostanza vietata. Tuttavia, l'accusa ritiene che l’altoatesino avrebbe dovuto vigilare meglio sul proprio staff.
E qui sta il nodo della questione.
L’obiettivo della difesa sarà dimostrare che Jannik non è stato negligente. Ma il passato insegna: la Wada non fa sconti e punta a stabilire un principio di responsabilità oggettiva. La mancata supervisione sul proprio entourage potrebbe bastare per infliggere una sanzione, anche se leggera.
Non solo: con la nomina di Lalo si allontana la possibilità di un accordo stragiudiziale. Un’opzione che in molti ritenevano percorribile per chiudere il caso con una stretta di mano e salvare l’immagine di uno degli sportivi più puliti e amati del circuito. Ora, invece, si va verso un processo vero e proprio, con udienze che, con ogni probabilità, si terranno a partire da marzo 2025.
Sinner, dal canto suo, continua a professare la propria innocenza: "Sono passato attraverso questo procedimento già tre volte, continuerò a collaborare per fare in modo che il nostro sport resti pulito. Io so di non aver fatto niente di sbagliato", ha dichiarato recentemente il campione.
Il precedente di Sara Errani
La vicenda richiama alla memoria quella di Sara Errani, che nel 2017 si ritrovò in una situazione simile. Anche lei parlava di contaminazione accidentale, eppure la sentenza finale si rivelò tutt’altro che indulgente. La presenza di Lalo nel collegio arbitrale suona come un avvertimento: la Wada non intende indietreggiare.
L'ultimo arbitro, che sarà designato dal Tas stesso, avrà il ruolo di presidente del collegio e potrebbe rivelarsi decisivo per l’orientamento del verdetto.
Nel frattempo, Sinner dovrà concentrarsi sul tennis e sulle sfide in campo, lasciando che i suoi legali si battano per evitare che una leggerezza altrui si trasformi in una macchia irreparabile sulla sua carriera.