Non ci sono sfide impossibili nello sport. Per sua natura il contesto sportivo consente di andare oltre le aspettative, proprie e degli altri, ma soprattutto i limiti, quelli reali e quelli supposti; per questo ci piace, prima di vedere un evento sportivo, non sappiamo mai come andrà a finire, ci sono sempre i favoriti, ma non è detto che riescano a trionfare, e anzi, molto spesso, nella loro sconfitta e nella vittoria di coloro che non dovevano riuscirci, troviamo un senso di appagamento, di soddisfazione personale e, perché no, di immedesimazione. Vedere uno sportivo che sovverte i pronostici, ribalta le aspettative, trionfando quando nessuno pensava fosse possibile, contando solo sulle proprie forze, è forse l’ultima forma di ispirazione rimasta, sicuramente quella più pura.
Per questo, nella notte tra giovedì e venerdì, ci sveglieremo alle 4 e 30 del mattino, per vedere un ragazzo italiano di 22 anni, Jannik Sinner, affrontare il giocatore più vincente della storia del tennis, Novak Djokovic, nella semifinale degli Australian Open, da sempre terreno di conquista per il secondo (vincitore di 10 titoli in Australia) e possibile luogo dei sogni per il primo, a caccia della prima finale slam della carriera e di un’impresa che nessuno ha mai realizzato prima. Se infatti è vero che nello sport non ci sono sfide impossibili, è altrettanto vero che alcune ci si avvicinano molto; battere Djokovic agli Australian Open, una volta che ha raggiunto le semifinali è, insieme a battere Rafael Nadal in finale al Roland Garros, la sfida più difficile nella storia del tennis, e in generale, una delle più difficili nella storia dello sport. Nessuno c’è mai riuscito, il record di Nole in semifinale e in finale, in Australia è 10-0, in altre parole, appena il serbo arriva tra gli ultimi 4 vince poi il torneo. Nadal, Federer, Murray, Thiem, Medvedev sono solo i nomi più notevoli di coloro che hanno provato a realizzare l’impresa, senza riuscirci.
Ogni torneo e ogni stagione però, fa storia a sé, quando i due si ritroveranno sulla Rod Laver Arena uno di fronte all’altro, il punteggio iniziale sarà 0-0, e il passato, per quanto glorioso, non entrerà in campo a fare la differenza. Il presente ci dice che Sinner sta giocando il miglior tennis della sua vita, sulla scia del grande finale di stagione dello scorso anno, sta dominando il torneo, è in semifinale senza aver perso neanche un set, dopo aver battuto anche giocatori ottimi come Khachanov (semifinalista lo scorso anno) e Rublev (numero 5 del mondo), e sta mostrando una maturità mentale e tattica totale. Contro Rublev abbiamo visto le categorie di differenza, tra due giocatori che comunque si trovano a una sola posizione di distanza in classifica mondiale, con Sinner che, seppur in difficoltà in certi momenti della partita, è riuscito a fare ciò che separa i grandi giocatori dai campioni: alzare il livello quando conta di più, scegliere quei momenti in cui giocare al massimo delle proprie capacità, costringendo l’avversario, se ne è capace, a fare lo stesso. La serenità con cui ha rimontato da 5-1 nel tie-break del secondo set (favoloso lo scambio da più di 20 colpi chiuso con un diritto incrociato fulmineo), ci ha fatto capire, per l’ennesima volta, la solidità mentale di questo ragazzo, oltre alla fiducia che ha nella strategia tattica impostata insieme al team (far giocare il russo di rovescio dal centro del campo, con palle un po’ più cariche, senza dargli angolo, chiamarlo a rete per poi farlo giocare al volo, suo punto debole), anche quando le cose stanno andando male. Con l’articolo di presentazione del torneo, dicevamo come per Sinner fosse fondamentale risparmiare energie nelle prime partite, per poi arrivare con il serbatoio quasi pieno alle fasi decisive; ebbene la missione è stata compiuta e l’italiano affronterà Djokovic nelle migliori condizioni possibili, fisiche, perché è il giocatore tra i quattro rimasti ad aver giocato meno ore, e mentali, dal momento che vittorie come quella ai quarti o agli ottavi, unite al fatto che sarà la prima volta in cui affronterà il serbo in uno slam dopo averlo battuto (a Wimbledon 2022 e 2023 non ci aveva ancora mai vinto), gli hanno fatto acquisire molta consapevolezza e fiducia sulle proprie possibilità.
Dall’altra parte Djokovic non è sembrato il solito terminator, dopo un inizio di torneo difficile contro Dino Prizmic, in una partita durata quattro set e quasi quattro ore, ha lasciato un set anche contro Popyrin (rischiando seriamente di andare sotto due set a uno), per poi battere agilmente Etcheverry e Mannarino, perdendo infine un altro set ai quarti contro Fritz. Nole ci ha abituato a tornei del genere, dove fatica un po’ nei primi turni, per poi presentarsi nelle condizioni migliori alle fasi decisive, quest’anno però, sembra esserci qualcosa di diverso, forse il problema al polso non è ancora del tutto superato, ma il gioco espresso dal serbo è stato spesso altalenante, raggiungendo il picco nei momenti importanti, ma lasciando qua e là diverse occasioni non sfruttate dai suoi avversari, più per loro demeriti, che per sua bravura.
Mai come quest’anno l’impresa sembra possibile, Sinner dovrà però essere consapevole che domani avrà di fronte il miglior Djokovic, il quale, soprattutto dopo la sconfitta in Davis, si presenterà all’appuntamento tirato a lucido, come se lo avesse cerchiato di rosso sul calendario una volta uscito il tabellone (conoscendo il personaggio potrebbe averlo fatto davvero); l’italiano dovrà essere bravo a inserirsi negli alti e bassi del serbo, rimanendo lucido quando le cose andranno male e cercando di capitalizzare al meglio le occasioni, quando le cose andranno bene. Soprattutto dovrà dimenticarsi di tutti i record e l’esperienza che il suo avversario si porta dietro, cercando di non vedere cosa succede dall’altra parte del campo (visti i battibecchi continui del serbo con il pubblico), per godersi a pieno una serata che potrebbe essere storica, per lui e per il tennis italiano.
Sono queste le partite che i giocatori sognano da bambini e che ci svegliano a qualsiasi ora della notte, prima della semifinale a Wimbledon dello scorso anno Djokovic disse “so di essere uno scalpo importante e che tutti vorrebbero battermi nei palcoscenici più prestigiosi, ma per il momento non sta accadendo”. In quel momento aveva ragione, ma forse, adesso, i tempi sono maturi per farlo accadere.