Senza strafare, con autorità e la serenità di chi sa di avere il pronostico dalla sua parte: il primo derby d’Italia del tennis tra Jannik Sinner e Matteo Berrettini, nel mercoledì di Toronto al secondo turno del Canadian Open, l’ha vinto l’altoatesino 6-4 6-3, segnando il vantaggio in un confronto diretto che, abbastanza incredibilmente per il tennis moderno, i due erano riusciti a schivare per anni in un combinato di ben 754 incontri (333 quelli di Sinner, 421 per Berrettini) senza mai sfidarsi. Ora il precedente c’è ed è appannaggio del più giovane dei due, pronto al prossimo turno a sfidare Murray per andare alla ricerca dell’agognato primo successo in un Master 1000, obiettivo suo – ma sul cemento canadese c’è Medvedev, il grande favorito – e di tutti coloro per i quali solo in quel momento avrà i crismi del campione. Il match di Toronto ha dato indicazioni sostanzialmente contestuali: Sinner – che nel ranking Atp è ottavo, posizione alla quale è salito ad aprile, ha perso a maggio e si è ripreso a fine giugno e resta la più alta in carriera – sta meglio di un Berrettini che ha dato segnali di ripresa, specie in un primo set combattuto ed equilibrato. Ancora 15 mesi fa era sesto nel ranking, prima che una serie di problemi fisici e il gossip da buco della serratura sulla sua relazione con Melissa Satta iniziassero a far discutere molto di più rispetto al suo tennis. Che è ancora di alto livello, ma per tornare a essere Berrettini serve che mente e corpo siano a posto, in una rincorsa appena iniziata, da un trentottesimo posto ben lontano dalle sue potenzialità.
Per gli amanti delle statistiche, in un’ora e trenta minuti di gioco sono stati 62 i punti di Sinner e 51 quelli di Berrettini, 22 vincenti a 21, 7 errori gratuiti contro 11, 10 ace a testa, in parità così come i 2 doppi falli; e ancora: 65% di prime palle servite da Sinner (83% dei punti), 66% quelle di Berrettini per il 79% dei punti. E, di 7 palle-break avute, il romano non è mai riuscito a convertirne una. Quello che i numeri non dicono è però che l’altoatesino, se si eccettua la fase iniziale del match, ha sempre avuto l’esito della sfida nelle sue mani, o almeno questa è l’impressione che ha dato a tutti coloro che si sono approcciati alla sfida e lo hanno visto piazzare i punti giusti in tutti i momenti chiave. Così, sebbene si tratti di una curiosità, Sinner ha vinto l’ottavo match su otto disputato contro tennisti italiani da quando, nel 2019, è entrato nel circuito maggiore. Il resto è il più classico dei giochetti social del giorno dopo: sinneriani di qua, berrettiniani di là, presente da una parte e successi passati dall’altro, ognuno con le proprie ragioni e le stilettate canoniche della dialettica di un dualismo che esiste più tra i tifosi che tra i duellanti. Perché sarà anche stato il primo e attesissimo Berrettini-Sinner in campo, con il corollario dell’inevitabile hype mediatico, ma fuori il confronto, quello dove hanno sempre tutti ragione, dura da anni.