Un pilota che sale sul podio a quasi quattro anni di distanza dall'ultima volta te lo immagini sovraeccitato, in lacrime scroscianti o addobbato da una risata perenne. Invece Franco Morbidelli dopo aver tagliato il traguardo di Termas de Rio Hondo è moderatamente contento. Appoggia la Ducati GP24 al muretto, sotto le tribune che costeggiano curva uno, e si produce in un inchino a favor del pubblico argentino: un gesto semplice, garbato, soffice, carezzevole. È dolce anche il passo di samba che Franky esibisce una volta arrivato al parco chiuso, dove Uccio, Pablo Nieto, Migno, Matteo Flamigni e tutti i componenti dell'allegra banda VR46 urlano il suo nome e toccano i fiori dipinti su quel casco italo-brasileiro. Lui lascia affondare tutto l'entusiasmo su di sé e ricambia con gesti sinuosi, non ha bisogno di scatti nervosi per liberare la rabbia, i sacrifici, le fatiche, i dispiaceri che certamente hanno occupato gran parte della sua recente storia sportiva. "Io sono sempre così, non so cosa ci voglia per vedermi esaltato, forse non lo sono mai stato" - aveva confessato due settimane fa in Thailandia dopo un bel quinto posto. Oggi ha chiuso terzo ed è leggermente più soddisfatto. Forse è questo il segreto di Franco Morbidelli: il senso della misura, il non essere mai stato catastrofico negli anni in cui le cose andavano male, il non essere euforico adesso che ha ricreato i presupposti per sorridere.
Nessuno sulla griglia di partenza della MotoGP ha la sua pazienza, nessuno dispone del suo distacco professionale, che lui applica ogniqualvolta scende dalla moto e compare davanti alle telecamere per spiegare l'andamento della sua giornata: lo fa con calma, senza precipitarsi in toni esagitati o parole dette fuoritempo, perché quando si parla di sport è giusto dare allo sport il peso che si merita in rapporto a tutte le altre cose della vita. In Argentina Franco Morbidelli perde la sua compostezza solo quando gli fanno notare che dall'ultimo podio in MotoGP sono passati millequattrocentoquattordici giorni. Gli fa impressione questa dicitura, tanto da sobbalzare: "Maaamma mia. In mille e rotti giorni succedono tante cose, i figli dei miei amici di sicuro hanno cominciato a parlare. Madonna. Sono stati quattro anni complicati, alcuni di più altri di meno. Certe volte siamo andati molto vicini al podio, in altre siamo stati davvero lontani. Eh, adesso ci siamo tornati sopra, dà gusto, sarebbe bello rimanerci".

In pista Franco è stato semplicemente una lama nel burro: affilato, rigido e pungente quando nei primi giri ha sorpassato Di Giannantonio, Zarco e Bagnaia senza concedere possibilità di replica. Preciso e vellutato nei venti giri successivi, una mezz'ora di corsa in cui ha gestito la mescola morbida al posteriore copiando i tempi dei Marquez all'inizio e resistendo al forcing di Bagnaia alla fine. Quest'amministazione così oculata degli pneumatici non è di poco conto, così come non è banale la facilità di sorpasso nei primi giri che già aveva dimostrato a Buriram: l'anno scorso, in Pramac, erano stati proprio questi due elementi ad impedirgli di tornare sul podio delle gare lunghe (unite a qualche difficoltà in qualifica che tutt'oggi il numero 21 deve limare). Si è parlato poco del 2024 di Morbidelli, che le narrazioni più grossolane hanno trasferito alla storia come un'annata negativa visto il titolo mondiale vinto dal compagno di squadra Jorge Martín. Non è così, Franco nel 2024 si è ricostruito pezzo dopo pezzo dopo aver perso la memoria, dopo lo spavento per il trauma cranico subito in quel pomeriggio invernale di allenamento a Portimao: "Pensavamo che cambiando aria (Morbidelli lasciava la Yamaha dopo cinque stagioni, ndr) l'incubo fosse finito, invece mi sono infortunato e siamo ripiombati in un altro incubo più grande. Ci sono state un sacco di beghe in quel momento lì, ho dovuto ricominciare da capo" - confessa ora.
Franco Morbidelli a Termas è salito sul podio insieme ai fratelli Marquez, gli stessi che lo soccorsero sul posto in quel pomeriggio portoghese di cui lui non ha ricordi. È arrivato terzo su una Ducati clienti, la stessa dell'anno scorso, replicando quell'adagio secondo cui Franky - se guida una moto vecchia - è molto probabile che vada forte (il fatidico podio di mille e fischia giorni fa, Jerez 2021, era stato ottenuto su una Yamaha Petronas "edizione museo" del 2019). Adesso Morbido corre con la moto gialla di proprietà del suo mentore (Valentino Rossi) che, combinata agli inserti verdi e blu della sua tuta, sembra la bandiera del Brasile in movimento. Martedì Franco sarà nel suo Brasile, a Goiânia, per promuovere il ritorno nel calendario della MotoGP di una tappa carioca. Sembra che certi cerchi si siano chiusi, sfatando in un colpo solo maledizioni ed incubi. Ora Franco Moribdelli deve solo ballare. Con la solita delicatezza.