Gioca in casa Kimi Antonelli, per quella che sarà la sua prima gara in Italia da pilota di Formula 1. A pochi chilometri dai sali e scendi di Imola c’è casa sua, lì dove tutto è iniziato quando, da piccolissimo, ha cominciato a coltivare un sogno che, passo dopo passo, è riuscito a realizzare, per davvero. È arrivato nel circus sotto la luce dei riflettori, pronto a calarsi in una Mercedes che fino a poco prima apparteneva a chi con quei colori ha riscritto la storia della Formula 1. Una sfida ben più grande di tutte quelle affrontate finora, in una carriera che in meno di 10 anni lo ha portato dai kart alla massima serie del Motorsport. Ma ha saputo stupire tutti fin dall’inizio di questa nuova avventura e, dopo sei gare, arriva a Imola da protagonista.

Risponde a tutti con un sorriso, in un fine settimana ancor più speciale degli altri. E pensare che, come raccontato a La Stampa alla vigilia del Media Day imolese, quel ragazzino che iniziava a muovere i primi passi nel mondo dei motori era tutt’altro che sicuro di sé stesso: “È strano ma credevo poco nelle mie qualità, temevo i giudizi degli altri. Dunque mi direi di divertirmi (oggi, ndr), credendoci sempre. Altrimenti è come avere il freno a mano tirato”. Ci ha creduto, e passo dopo passo ha iniziato a raggiungere i propri obiettivi, con la solita felicità che da sempre lo contraddistingue, perché come da lui raccontato “Faccio quel che amo, ho una bella famiglia, un team che mi supporta”. È giovanissimo, ma ha le idee ben chiare, un po’ come un altro fenomeno che da qualche anno fa sognare l’Italia: Jannik Sinner. In molti lo hanno definito il “Jannik dei motori”, pronto a crescere e imporsi tra i grandi del proprio mondo. Intanto però, dell’altoatesino lo ha colpito la forza mentale, perché, ha spiegato, “Anche quando le cose si mettono meno bene dà sempre l’impressione di poterle girare a suo favore”.
C’è però un sogno che renderebbe ancor più felice l’Italia: vederlo con la tuta rossa addosso, gli stessi colori che sin da bambino ha tifato. Poi però è arrivata la chiamata di Toto Wolff e Gwen Lagrue, il responsabile dell’academy delle Frecce d’Argento, e tutto è cambiato in un attimo. “Quando è arrivata Mercedes a fine 2017, non ci abbiamo pensato due volte e guardandoci indietro siamo felicissimi e grati. Prima tifavo per la Rossa, in futuro non si sa mai”. Non è mai detta l’ultima, soprattutto in un mondo come la Formula 1, ma adesso c’è Imola, e tutto il resto non conta.
Ci arriva dopo aver festeggiato tra le strade della città (con la sua clamorosa Mercedes) il suo Bologna, che proprio ieri ha conquistato la Coppa Italia. Gioisce, canta e si diverte, mettendo per un attimo da parte le emozioni che lo accompagnano a questa speciale prima volta. Correrà con il tricolore sul casco, azzurro, a celebrare i colori della sua Italia, come scritto in grande, su entrambi i lati. Poi un “Grazie Imola”, ma non solo: sulla parte posteriore un nome e un’immagine che parlano da soli. È quello del suo idolo, Ayrton, con tanto di foto del monumento, diventato il simbolo di una vita che continua nonostante la tragedia del 1 maggio 1994. Lo ha imparato a conoscere tramite le videocassette, come raccontato negli anni, e questo weekend lo porterà con sé. È tutto davvero speciale, molto più del solito.

