Cammina dritto con la schiena, Charles Leclerc. Come se le critiche, le difficoltà e i commenti di tutti gli avessero messo un tutore lungo la spina dorsale. Ha imparato presto a fregarsene, supportato dall'aiuto di chi, dopo avergli insegnato a muovere i muscoli, i piedi e le mani sul volante, ha puntato tutto sulla testa. "Non guardare le critiche, Charles - gli hanno sempre detto - quelle arriveranno in ogni caso".
Al campionissimo, al re dei re, a chi vince tutto e a chi non vince niente. A un sette volte campione del mondo come Lewis Hamilton che "ha sempre vinto solo grazie alla macchina" e a chi non ha mai portato a casa un risultato concreto in Formula 1. Le critiche arriveranno comunque, Charles. Tu pensa solo a fare del tuo meglio. A rialzarti dai lutti, dalle porte in faccia, dalle delusioni di occasioni arrivate per altri, magari meno meritevoli ma più fortunati. Nella vita e nella carriera.
"Tu pensa a te stesso e ci arriverai in Formula 1". Il dopo però, è un punto di domanda a cui nessuno presta attenzione. Il dopo è una folla inferocita di tifosi che no, questo ragazzino in Ferrari non lo vuole, non se deve portare via il sedile all'ultimo re di Maranello, Kimi Raikkonen. Il dopo è l'accusa di essere favorito dalla squadra, e da Mattia Binotto, ai danni "del povero" Sebastian Vettel. Il dopo è una promessa troppo grande, una che fa rima con Predestinato, impossibile da portare sulle spalle, seppur drittissime, di un ragazzo così giovane.
Il dopo è il terrore che il talento, promesso e sperato, possa essere messo in discussione da un difetto. Troppa foga, nel cuore e nel piede di Leclerc. Errori gratuiti di chi, pur di ottenere il meglio, è disposto anche a perdere tutto. Poi l'arrivo di un compagno di squadra solido, concreto, forse carente nel guizzo del campione ma fondamentale sulla lunga distanza.
E allora per Charles inizia la giravolta di lodi e insulti, ammirazione e abbattimento. Tra un "il nuovo Michael Schumacher" e un "lo abbiamo sopravvalutato" scanditi dai ritmi di vittorie e sconfitte, weekend di perfezione e fine settimana da dimenticare. Neanche un problema tecnico alla Ferrari di Niki Lauda, guidata nel corso del GP Storico di Monaco e finita a muro per colpa di una pastiglia dei freni, è perdonabile. Comprensibile. "Ma siamo sicuri che sia stato un problema tecnico?" no dai "magari l'ha schiantata lui e la Ferrari ha cercato di coprirlo".
Mazzate, sulla schiena dritta di uno "fortunato a fare questo lavoro" e che, in quanto tale, non ha anche il diritto di piegarsi. Perché ha i soldi, la fama, la bellezza della gioventù e del successo, la gloria rossa della Ferrari, della Formula 1. Deve stare dritto, gli insulti fanno parte del gioco.
Croce e destino di un bambino prodigio. Il più amato nelle vittorie e il più solo nelle sconfitte.