“Se i piloti della MotoGP decidessero per una volta di mettersi insieme e fare una protesta clamorosa non sarebbe da biasimarli” – Lo ha scritto Simon Patterson, storico giornalista inglese di sport motoristici, nel suo editoriale su The Race. Il riferimento, è chiaro, è alla introduzione delle Sprint Race che, di fatto, ha messo i piloti nelle condizioni di correre il doppio delle gare, ma con lo stesso stipendio. “In altri sport sarebbe già stato organizzato uno sciopero” – ha aggiunto Patterson, spiegando che la risposta pubblica data da Carmelo Ezpeleta a Carlo Pernat (che aveva sollevato il problema) gli è piaciuta ancora meno dell’imposizione fatta dalla stessa Dorna.
“Lo sciopero non è un concetto del tutto sconosciuto in questi giorni nello sport professionistico – scrive ancora Patterson - la Major League Baseball ha visto un'interruzione di due mesi nel 2022 dopo che squadre e giocatori non sono riusciti a concordare nuovi termini e con i giocatori di rugby gallesi che stanno considerando un'azione simile per il Sei Nazioni. C'è, ovviamente, una via di mezzo che può essere un incontro tra team e piloti in MotoGP e, viste le circostanze in cui si è presentato questo problema, non sarebbe ridicolo sperare che Dorna possa almeno avere un ruolo mediando o addirittura mettendosi le mani in tasca per colmare almeno in parte il deficit”. Il problema, però, è che Dorna sembra non voler entrare minimamente in una questione che, ad oggi, riguarda solo le case costruttrici e i piloti.
Gli organizzatori della MotoGP sembrano contare sul fatto che tanto ai piloti interessa solo correre e competere e l’impressione è che il timore di una protesta vera non ci sia affatto. Eppure tra i piloti il malcontento è evidente, anche se ci si rende conto che potrebbe non essere semplice individuare una soluzione. A questo proposito, infatti, lo stesso Patterson sottolinea, ad esempio, i “rischi” che potrebbe correre Ducati.
“Il costruttore italiano – scrive il giornalista inglese – non paga stipendi altissimi ai suoi piloti, ma ha da sempre un sistema di sostanziosi premi. Ora, se consideriamo che lo scorso anno le Ducati sono andate a podio in praticamente tutte le gare, se venissero fissati premi anche per le Sprint Race la Ducati potrebbe rischiare di dover tirare fuori cifre astronomiche”. In verità, ci sia consentita la battuta, in casa Ducati potrebbero essere pronti a mettere la firma sulla possibilità di andare sempre, ma sempre davvero sul podio, e i soldi per riconoscere i premi ai piloti sarebbero l’ultimo dei problemi. La questione sollevata da Patterson, però, è più teorica che pratica e in questo senso dovrebbe far riflettere. “L’imposizione scioccante di Dorna – conclude infatti il giornalista inglese – così come i modi con cui è stata annunciata l’introduzione da un anno all’altro delle Sprint Race è indicativa di come Dorna abbia poca considerazione di coloro che, invece, rappresentano il bene più prezioso delle corse: i piloti”.