Quelli che sono al dentro su cifre, contratti e numeri parlano di una riduzione sostanziale e di un accordo che è stato praticamente ripreso per i capelli. Stiamo parlando della partnership più longeva della MotoGP, quella tra Honda e il colosso petrolifero Repsol. MOW, già qualche tempo fa, aveva riportato alcune voci del paddock secondo cui il sodalizio stava per rompersi, poi, però, le parti avevano trovato un accordo per il biennio 2023/24, anche se con cifre decisamente più basse rispetto al passato.
Un accordo accompagnato da comunicati stampa in cui si ribadiva l’importanza della storia scritta insieme, la piena fiducia per il futuro e si annunciava pure una rinnovata collaborazione per lo viluppo dei carburanti sintetici che presto rimpiazzeranno (almeno in parte) la tradizionale benzina. Anche da quelle righe, però, trapelava un certo distacco. “Repsol – aveva infatti detto il direttore marketing Marcos Fraga – ha scelto di continuare la storia di successo con Honda. Nei nostri 28 anni di partnership abbiamo affrontato tante sfide insieme, ma ora abbiamo un obiettivo ancora più ambizioso: tornare al top in modo più sostenibile”. Il riferimento alla sostenibilità ambientale è chiaro, così come è chiaro anche, però, che il colosso del petrolio vuole vedere le moto con i suoi colori davanti ogni domenica. Tanto che anche l’accordo è stato rinnovato per due soli anni e scadrà quando scadrà anche il contratto di Marc Marquez.
Insomma, se Honda non torna competitiva, Marc Marquez (che lo ha già detto in ogni modo) andrà via e Repsol, a quel punto, non avrebbe problemi a mettere fine a un sodalizio che dura da trent’anni. I test in Malesia hanno, in quest’ottica, generato non pochi mal di pancia, visto che la RC213V è apparsa per stessa ammissione della Honda molto lontana dalle Ducati e dalle Aprilia e che Marc Marquez, anche nelle interviste più recenti, ha ribadito di aver sofferto tutto quello che ha sofferto solo per poter tornare a vincere. In Spagna sono tanti a sostenere, ormai, che l’otto volte campione del mondo ha già un piede mezzo fuori dal box di HRC (perché i rapporti non sono più quelli di una volta e c’è tanta delusione) e quindi la possibilità che anche Repsol chiuda i rubinetti è tornata decisamente attuale. Lo ha spiegato anche Richard Jovè (il Guido Meda di Spagna): “Honda è in panni scomodissimi: se Marquez e Mir non riesciranno spesso a lottare per il podio o per la vittoria, tutto il peso del fallimento ricadrà sulla moto. Se non riusciranno ad avvicinarsi al livello di Ducati e Aprilia e dare ai piloti ciò che serve per essere almeno nella top5, le prospettive saranno preoccupanti”.
Uno scenario impensabile pochi anni fa, ma più attuale che mai, con Honda che potrebbe addirittura ritrovarsi a fare la stessa scelta di Suzuki: chiudere con la MotoGP, dopo decenni di successi. “Se i risultati non dovessero arrivare –ha concluso il commentatore spagnolo – Repsol potrebbe trovare inutile continuare a investire nelle corse in un momento in cui la crisi economica si fa sentire anche per i colossi petroliferi. Il ritorno, almeno in termini di immagine, c’è solo quando si vince, altrimenti diventa un’arma a doppio taglio, soprattutto dopo aver vinto così tanto in passato”.