È ufficiale: Joan Mir ha rinnovato con Honda per i prossimi due anni. Negli ultimi due, Mir ha ottenuto come miglior risultato un quinto posto, in India. Per il resto, ha collezionato una lunghissima serie di scivolate, cadute e ritiri, che si sono concretizzate in quella che si potrebbe definire la depressione del pilota: non ti diverti, corri per arrivare in fondo (a volte neanche quello), non hai grosse prospettive per il futuro e vedi i piloti con cui lottavi farsi sempre più distanti.
Tuttavia Joan è sempre stato molto chiaro nello spiegare il suo punto di vista sulle corse: “siamo dei privilegiati, la pressione è niente rispetto a chi deve arrivare alla fine del mese”, ha detto in più di un’occasione, specialmente durante gli anni in Suzuki. La stessa onestà l’ha messa sul tavolo quando è stato il momento di decidere del suo futuro, evitando di nascondere tutta l’incertezza di un ragazzo vicinissimo ad abbandonare il sogno di una vita a vent’anni.
Il ritiro, una moto più veloce, il rinnovo e “questa cosa che si chiama mutuo”
Le opzioni sul tavolo per Joan Mir erano tre: ritirarsi, magari per un anno sabbatico, scegliere una moto più veloce (in un team privato ) o continuare con HRC, che gli avrebbe garantito uno stipendio decisamente più alto rispetto alla concorrenza e - si spera - buone prospettive per il futuro. Nel paddock si dice che lo spagnolo e il suo manager abbiano chiesto a Yamaha una cifra compresa tra i quattro e i cinque milioni di euro, proposta alla quale da Iwata non si sono voluti nemmeno avvicinare. Alla fine Joan ha siglato il secondo biennale nella sua storia con Honda, probabilmente con la speranza di essere rimasto al momento giusto. D’altronde Mir è il pilota che ha vinto due mondiali in tre anni, un ruolino di marcia che negli ultimi anni è riuscito a raggiungere soltanto Pedro Acosta, oltre al fatto che - come dicono i vecchi signori - la Honda è sempre la Honda. Con le super concessioni e un sviluppo più lento da parte dei rivali a causa del cambio regolamentare in vista 2027, forse i giapponesi riusciranno a recuperare terreno. Nel frattempo, Joan Mir potrà finire di pagarsi il mutuo.
Ok, ma la scelta di Honda HRC è sensata?
Se Joan Mir può asciugarsi le lacrime con il libretto degli assegni, Honda dovrà mettere a budget una buona dose di carene per le prossime stagioni, anche se - ovviamente - la speranza di costruttore e pilota è quella di mettere in piedi una moto funzionante, magari non velocissima ma meno rischiosa da portare al limite. Il fatto che i giapponesi abbiano deciso di mantenere le cose allo stato attuale è un filo deprimente forse: qualcuno dice che la differenza tra miseria e povertà sia nel fatto che la prima non ha prospettiva, e a giudicare dal mercato piloti di Honda il problema sembrerebbe questo. Va detto poi che la continuità è effettivamente importante per dettare la direzione dello sviluppo senza dover ricominciare sempre da zero. E che di piloti liberi con due titoli mondiali come lo è Joan Mir non ce ne sono.