C'è qualcosa in Imola. Un sentimento di malinconia che prende al petto quando arriva la pioggia, che si mischia a due colori inconfondibili, diventati simbolo di un nome, di un'era del motorsport. C'è Ayrton Senna in questa malinconia, c'è la sua passione per la pioggia, la sua capacità di realizzare qualcosa di magico contro tutte le aspettative. C'è lui dentro al verde e al giallo indossati dai piloti sulla griglia di partenza di un giovedì strano sul tracciato italiano. Il cielo grigio che minaccia tempesta si apre e si chiude sopra al paddock per tutta la giornata, mostrando qua l'ombra di un sole caldo, tipico del maggio italiano, e là le nuvole spaventose di temporali che non lasciano scampo. Quando piove, su Imola piove disperazione. Non esiste una via di mezzo, e il giovedì dedicato al ricordo di Ayrton, a 30 anni dal weekend nero della Formula 1, lo ha dimostrato ancora una volta. Con Sebastian Vettel che nel paddock distribuisce magliette gialle e verdi, in attesa dello scattare delle 18 per il via della Senna Run, tra le corse improvvise di chi prova a ripararsi dentro hospitality e sotto tettoie per un cielo che piange e si ferma, per poi ricominciare di nuovo.
Poco prima delle 18 tutto si ferma e il pericolo di un annullamento improvviso della corsa in onore del pilota brasiliano è scampato: il popolo del paddock si riversa sulla griglia di partenza e uno ad uno arrivano tutti i piloti, vestiti con i colori di Senna. I fotografi li immortalano così, uniti al via di un weekend che li vedrà lontani e avversari, vicini in un momento che sa di sport e vita, che li mette tutti sullo stesso piano. Al centro, pilastro di una unione che solo lui sa rappresentare così, c'è Sebastian Vettel. Il momento istituzionale, alla presenta di Stefano Domenicali, del sindaco di Imola e di Bianca Senna, scorre tranquillo, e la corsa inizia senza l'ombra di una goccia di pioggia.
Ma proprio quando tutti i presenti iniziano a correre e camminare lungo il rettilineo del circuito, il rombo del temporale non lascia scampo sull'Autodromo, inondando chiunque si trovi lì. E' questione di secondi, di un tempo che non c'è, che non basta per tornare indietro, per pensare di rinunciare. I piloti arrivano al tamburello con i capelli bagnati e gli occhi pieni, mentre intorno a loro Imola si colora ancora una volta di una malinconia che assomiglia a quella vissuta proprio qui il primo maggio, nel giorno del 30esimo anniversario della morte di Ayrton, quando esattamente alle 14:17 - l'orario dell'incidente del 1994 - ha iniziato a piovere sul circuito.
Un caso, certo. Mica si può controllare il tempo, la pioggia, la malinconia di un grigio che su Imola colpisce dritto al cuore dei presenti. Un caso, o forse no. Perché oggi lì, davanti a tutti per Ayrton, qualcosa ancora una volta si è mosso.