Alla sua trentasettesima apparizione in un mondiale di Formula Uno, nella mattinata italiana di domani - domenica 7 aprile 2024 - si disputerà il Gran Premio del Giappone, quarto appuntamento della stagione. Se da un lato lo straordinario calore degli appassionati giapponesi riscalda la cornice dell’autodromo, dall’altro è il clima freddo di una Suzuka grigia e piovosa che ieri ha pressoché annullato le seconde prove libere. La stessa Suzuka che di pioggia negli anni ne ha vista molta e che - in questo 2024 - è casa di un anniversario tanto triste quanto impossibile da non ricordare.
Era il 2009 quando Jules Bianchi fece il suo debutto nella Ferrari Driver Academy, ignaro del fatto che quattro anni più tardi, nel 2013, sarebbe entrato a far parte della classe regina, al volante di una Marussia. A bordo di quella stessa monoposto appena al suo secondo anno tra i grandi, uscì di pista e andò ad impattare contro una gru in quel momento impiegata nella rimozione di un altro veicolo. Era il 5 ottobre 2014. Da lì iniziarono i nove mesi di coma, poi l’addio definitivo, appena venticinquenne, il 17 luglio 2015, giorno della sua morte. Il pilota francese ormai si sa, rappresentò per Charles Leclerc non solo un padrino ma anche una sorta di fratello maggiore, figura di riferimento per un ragazzino che sognava in grande e che in Jules vedeva un esempio da seguire. Jules che mise una buona parola con la famiglia Todt e che da allora Charles considera una delle ragioni dietro al suo approdo in Formula Uno.
Vive in questo fine settimana - come sempre - nella memoria del monegasco che con un nuovo casco ha voluto rendere omaggio a colui, ha detto, a cui il pensiero si rivolge più forte che mai, qui a Suzuka, nel decennale del drammatico evento. A colui con la cui famiglia si tiene sempre in contatto e alla quale è estremamente legato. Charles ha comunicato ai microfoni della stampa che “erano estremamente felici che gli avessi chiesto di poter usare il casco”, e poi un papà – Philippe Bianchi – che negli anni non ha mai smesso di supportare Charles, che lo ha ringraziato sui social per il tributo al figlio e che gli augura di vincere la gara domenica, “sicuro del fatto che tuo papà [Hervè Leclerc, scomparso nel 2017] e Jules sarebbero fieri di te”. Charles certo, spera perché, se la fame di vincere non gli manca mai, è a Suzuka - dove la mente va un po’ altrove - che vuole ottenere il miglior risultato.
Un casco sotto al quale ha detto che si concentrerà “su ciò che avverrà in pista” ma che è comunque un “simbolo molto importante da portare qui a Suzuka”. Una dedica a quello che era il casco dell’amico, dai colori bianco, rosso, nero e cromo, poi il numero 17 sul lato, appartenente a Jules.
Non è il primo casco nato dalla volontà di ricordare. In onore del suo primo Gran Premio di casa a Monaco, il primo in Formula Uno con la Sauber, nel 2018 Charles aveva realizzato un casco inedito, replica del design utilizzato dal padre con “un tributo aggiuntivo in cima e dietro, a lui e Jules”, disse. Un casco blu metallizzato, tagliato da linee di un giallo e rosso accesi, per chi – scriveva sui social – aveva condiviso con lui “il sogno di gareggiare un giorno a Monaco”, aggiungendo poi di essere “piuttosto fiducioso che mio padre e Jules mi stiano guardando da lassù”. Poi Monaco 2019, dove portò un casco diviso in due, tra il giallo e il rosso, colorazioni rappresentative delle due persone “senza le quali non sarei qui oggi”, dichiarò allora. Infine, Francia 2022, un casco bianco e rosso con un tocco di blu laminato, un tributo fotografico a suo padre e all’epoca dei kartodromi ma che – ancora una volta – non poteva che essere completato dalle immagini di Jules Bianchi.
Così diceva nel 2020 Charles Leclerc, “a un certo punto ti abitui al dolore, non vuol dire che ti dimentichi, li ho tutti nel cuore e nella mente. […] Mi porto dietro immagini incancellabili”. Così rispose a Natalie Pinkham quando lei si scusò dopo averlo per errore chiamato ‘Jules’, “Perché scusarsi? È il complimento più bello che potessi mai ricevere”. Così dichiara oggi, “Mi manchi, farò di tutto per portare questo casco sul gradino più alto del podio”. Dunque, oggi, sabato di qualifiche che non ha portato gli esiti desiderati in casa Ferrari, ci si domanda se il risultato domenicale sia già scritto o se la squadra di Maranello riuscirà in un’ardua impresa. Perché se a Monaco e in Francia Charles Leclerc non riuscì a portare i suoi caschi sul podio, non è detto che non possa farlo questa volta. L’appuntamento è a domani alle 7 di mattina, con la consapevolezza che si correrà su asfalto asciutto, nel ricordo, e che Charles Leclerc, lo farà – come sempre ma forse questa volta un po’ di più – per chi per lui c’è stato e che, in fondo, ancora c’è.