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SVEGLIA, ITALIETTA! Il tennis prima di Sinner? È come il calcio adesso, simbolo di un paese in declino economico, demografico e culturale

  • di Gianni Miraglia Gianni Miraglia

  • Foto credits: Ansa

11 giugno 2025

SVEGLIA, ITALIETTA! Il tennis prima di Sinner? È come il calcio adesso, simbolo di un paese in declino economico, demografico e culturale
Ma come, l'Italia cerca un CT? È davvero questo che le serve? E chi lo cerca, questo allenatore? La verità è che siamo dominati da una Federazione ridicola che alimenta un sistema fallimentare, esattamente com'era il tennis prima di Jannik Sinner

Foto credits: Ansa

di Gianni Miraglia Gianni Miraglia

C’è qualcosa di profondamente grottesco nel modo in cui questo paese – già agonizzante tra declino economico, demografico e culturale – si aggrappa disperatamente a qualsiasi barlume di grandezza in qualcosa che oggi non c’è. Ovviamente sto parlando di calcio, incidentalmente, perché ci metto anche la constatazione che la pizza migliore ormai la facciano i copti egiziani.

In queste ore tragico-fantozziane in cui la Figc ha supplicato invano il romanista problem-solver Claudio Ranieri di indossare la vestaglia della nazionale, fluttuano i richiami alla Patria, dapprima di quel grottesco comandante Kurtz che è Spalletti e che spaziano fino all’imbarazzante richiamo alle armi degli “eroi del 2006”: così vengono definiti da quella ignobile pletora di giornalisti di regime che non osano mai arrivare al punto: criticare apertamente gli organi di stato che da decenni lottizzano e devastano di inettitudine ogni area del paese sia a contatto con la nazione popolare e quindi anche il calcio, dalla Federazione in su. Non è un caso che il tennis, prima di Sinner, fosse uno sport di nicchia.

È oramai declamato che ai vertici della pedata non freghi nulla dei vivai: ci ha provato il mistico Roberto Baggio, con un dossier di 100 pagine iscritte a mano che le carogne neanche hanno aperto. Se tu paghi, puoi giocare in serie C, emerge da un'intercettazione finita sui giornali e che riguarda un certo procuratore. Ieri durante la partita i mezzibusti cronisti hanno svelato di un calciatore moldavo misconosciuto cresciuto nelle giovanili del Torino: e quindi altra prova dell’uso dei talenti per giri di soldi dei magliari. Se tu investi, lo fai perché ci credi e non perché è business. Lo dimostra il Barcellona che ha fermamente creduto in un ragazzino argentino con problemi di salute e ne ha costruito un campione planetario: Lionel Messi. E quindi costringete le squadre professionistiche a schierare una quota di piedi nostrani e vedrai che i procuratori iniziano ad aver bisogno dei talent scout in giro per i campetti.

Noi, figli dell’Italietta, ormai ci siamo isolati nella nostra riserva di ricordi analogici, dai Ramones a Paolo Rossi a Del Piero e Totti. E quindi abituati a un uso più freddo del tifo: almeno non ci dobbiamo più tuffare nelle fontane, le cui acque, non so perché, puzzano di uovo marcio.

Ci restano Sofia Goggia e Sinner, che pochi giorni fa ha donato 5 ore e mezza di grande show, tra fischi insensati e dileggi. Lo guardi negli occhi, quando soffre, e ci cogli il dna della mummia delle Alpi conservata in un museo di Bolzano: l'ho vista di persona, un uomo trafitto da una freccia che ha vagato per giorni, semi-svestito e coi sandali a meno 30: la stirpe esiste e il Gianni Brera più etilico ne faceva un manifesto, visto che alla sua epoca noi italiani eravamo ancora rachitici e i talenti nascevano quasi sempre in Veneto, Friuli e certa Lombardia delle vallate: vedi Rombo di Tuono Gigi Riva.

Roberto Baggio
Roberto Baggio.

Facendo antropologia spiccia mi chiedo anche perché Mario Balotelli sia l’unico giocatore dall’afro-genetica eletta ad aver spaccato. Possibile che la Norvegia, paese di 5 milioni di abitanti, sforni uno stellare Antonio Nusa, di origine nigeriana e noi nulla di rilevante? Guardate la nazionale francese, spagnola, tedesca, olandese, svizzera e, ormai, anche quelle scandinave: i loro innesti, dalle radici lontane, sono fortissimi. E i nostri dove caz*o sono?

Bisogna cogliere lo spirito dei tempi e Spalletti e gli altri tomi della Figc non hanno capito una cosa fondamentale: quando ti accorgi che qualsiasi grande star di nazionali galattiche come Spagna e Francia, altro non sono che trapper prestati alla pedata, ti devi adeguare e non vantarti di aver vietato le cuffie e le Playstation nei ritiri: Yamal e compagnia imperversano sui reel coi loro balletti negli spogliatoi e se tu - castigamatti di turno pagato per comunicare - non capisci che l’apatia apparente di sti giovini va scalfita con altri linguaggi, non li avrai mai dalla tua: ce l’ha fatta solo Roberto Mancini, con Gianluca Vialli e la sua crew, addirittura vincendo un europeo, praticamente senza punte. E, se fossero umili, dovrebbero coprirlo di soldi e supplicarlo di tornare e dargli carta bianca.

In queste ore stanno ancora cercando un ct. Spero tanto nel carisma del sampdoriano, ma non credo che i federali vogliano cospargere di cenere i loro abiti sartoriali. Nel frattempo i violini continuano a suonare e il paese continua ad affondare, come un Titanic di cui non frega più niente a nessuno.

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