Guardare il cielo da due metri e 37 e sorridere, planare su pista in nove secondi e ottanta. Gianmarco Tamberi spiega le ali, Marcell Jacobs è la reincarnazione del dio Mercurio. Abbiamo fatto la storia delle Olimpiadi. La facciamo sempre, ma oggi un pochino di più. L’atletica è LA disciplina, forse la più importante di tutti i cinque cerchi. I veri re destinati a entrare e rimanere nella storia di una competizione (moderna) di 125 anni corrono e saltano. Tutto il resto è noia.
Su Gianmarco Tamberi ci eravamo espressi dicendo che non ci stava particolarmente simpatico e che la sua pseudo-presunzione non ci piaceva per il semplice fatto di non essere mai salito sul podio di un’Olimpiade. Detto fatto, noi stiamo zitti e ti applaudiamo. Perché quando si è di fronte alle imprese, bisogna soltanto fare i complimenti. E questi sono nostri. Poi c’è Marcell Jacobs che già dalle qualificazioni aveva dimostrato di essere tra i più pimpanti. La gamba c’era, le prestazioni pure. Record italiano battuto prima delle semifinale, poi la finale guadagnata con un record europeo. Beh, quando sei lì poi vale tutto. A 10 secondi dalla gloria. Poteva anche sbagliare, andava bene così. Ma invece no, i puledri di razza sono quelli che tirano a diritto. Come un treno. Lui però è un essere umano con le scarpette bianche e la maglia azzurra ed è italiano. E lo scriviamo di nuovo, Marcell Jacobs è l’uomo più veloce al mondo. Gianmarco Tamberi ha i razzi dietro i polpacci.
E poi c’è quell’abbraccio sulla pista di Tokyo. Ci ha fatto piangere, ci è venuta la pelle d’oca. I due campioni olimpici che diventano una sola cosa con il tricolore al collo che li avvolge. Vivere in simbiosi nonostante due discipline diverse, saltare il divano per dargli la carica. Correre nel corridoio. La loro vittoria è la rivincita sui detrattori (italiani) che parlano e al primo sforzo fisico si slogano un polso. La loro vittoria è per tutti quei bambini che inizieranno, appunto, a correre e saltare grazie a loro. Non siamo tecnici, siamo tifosi dei nostri Azzurri. E questo ci fa godere, come la vittoria dell’Europeo. E adesso sotto alla pallanuoto e alla pallavolo, al ciclismo su pista e al basket. Perché inutile fare gli espertoni. Jacobs lo conoscevamo poco, Tamberi un po’ di più perché più mediatico. Ma adesso i loro nomi, non ce li toglieremo mai più dalla testa. E dal nostro cuore. E dalle Olimpiadi.