Caldo disumano, quasi infernale a Imola, con la Direzione Gara della SBK che, gettando un occhio alla colonnina di mercurio e alle pistole per rilevamento della temperatura dell'asfalto (38 gradi nell'aria, quasi il doppio a terra), presto decide di accorciare la seconda manche delle derivate di serie di quattro giri. L'atto finale del Gran Premio d'Italia di SBK, però, si era già aperto in mattinata con una Superpole Race da togliere il fiato, dopo dieci giri infuocati in cui Toprak Razgatlioglu ed Alvaro Bautista hanno ricordato al mondo (se mai ce ne fosse stato bisogno) quanto possano essere belle e gratificanti le gare di moto. A due giri dalla bandiera a scacchi, il momento saliente della canonica gara Sprint della domenica mattina di SBK: Toprak chiude il gap su Alvaro spremendo la R1 in ogni angolo del Santerno, e affonda la staccata alla Piratella. Curva per certi versi dolce, veloce, a sinistra, in contropendenza, all'ingresso della quale la Panigale V4R e la Yamaha arrivano appaiate, a bandiera, con l'avantreno che grida vendetta. Toprak passa in testa e, insieme ad Alvaro, resta in pista. I due percorrono il successivo giro e mezzo senza mutare intenzioni, mentre Toprak barrica la vittoria mettendosi puntualmente di traverso in frenata e Alvaro rintuzza gli scossoni e i lamenti della Ducati, sotto torchio ad ogni accelerazione. Sul traguardo si conclude una battaglia maschia, fantasiosa (i due interpretano la stretta carreggiata di Imola con traiettorie incredibilmente differenti), e sempre pulita. "Essenza del motorsport", si direbbe in questi casi. In palio c'era solo la gloria, perché col successo in Superpole Race Toprak rosicchia solamente tre punti ad Alvaro, passando da 98 a 95 punti di distacco in classifica generale.
Tre ore più tardi, la temperatura tanto per gradire aumenta, e si spengono i semafori della seconda mache - quindici giri totali a fronte dei 19 inizialmente previsti. Tutti nella gara Gara lunga, con elevato degrado gomme, si aspettano l'ennesimo successo targato Ducati ed Alvaro Bautista, favoriti su Razgatlioglu e Yamaha quando si tratta di montare mescole più dure. Il numero Uno, invece, tradisce subito le aspettative: allo scatto si prende sì la leadership, ma subito dopo - nella seconda piega della variante del Tamburello - perde improvvisamente l'anteriore. Scivolata, errore. Il primo del perfetto 2023 di Bautista. "Ha pizzicato leggermente la linea bianca in uscita di curva 2" - dirà nel post gara Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba, a Sky. Al termine del primo giro Toprak Razgatlioglu transita sul rettilineo dei box con quasi un secondo di vantaggio sul resto del gruppo, capitanato dalla Ducati satellite di Axel Bassani, Team Motocorsa. Il 23enne di Mestre vede davanti a sé l'opportunità di riscattare un weekend inaspettatamente scialbo e, a suon di martellate sull'incudine dell 1'47" basso, ricuce rapidamente il distacco dal numero 54, meno sciolto del solito. Axel ci prende gusto e, con una manovra decisa, scavalca Toprak all'ingresso della Tosa, allargando i gomiti anche in percorrenza. Per cinque giri il nutrito fan club di Axel Bassani in tribuna, il paddock di Imola e buona parte dell'Italia, credono nell'impresa del veneto, che resta in testa fino a quando Razgatlioglu - sfruttando il riferimento e le linee di Axel - si ricompone. Il turco, a tre giri dal termine, ha bisogno di un intero settore di Imola per rompere la tenace resistenza di Bassani, che reagisce al primo attacco incrociando la traiettoria all'uscita della Rivazza, che nulla può nei confronti della successiva, prepotente, staccata del turco alla Variante Bassa. Sulla bandiera a scacchi Toprak Razagatlioglu impenna (davanti ad Axel Bassani e a Jonathan Rea), nel giro d'onore sforna almeno tre versioni dei suoi inconfondibili stoppie, simboli di una domenica impeccabile da parte del numero 54, che ora - a meno settanta punti da Bautista e con cinque weekend di gara tutti da vivere - ci crede: "Sono molto molto felice perché era da tanto tempo che aspettavo una vittoria nella gara lunga, abbiamo fatto un grande lavoro oggi con il team. Ora vedremo, il campionato non è finito".
Toprak fa bene a crederci, per almeno due motivi: nel weekend di Imola, con i motori Ducati privati di ulteriori 250 giri, la superiorità di Borgo Panigale e Bautista non è più sembrata inscalfile e lo spagnolo adesso, dopo una prima metà di campionato dominata, potrebbe rifugiarsi nel meccanismo del "braccino", meglio noto come "paura di vincere". Bautista nel 2019, sempre in sella alla Ducati, perse il Mondiale dopo aver trionfato per quattordici volte nelle prime ventuno gare. Quest'anno il campione in carica ha già siglato diciassette successi su ventuno bandiere a scacchi a disposizione, ma il margine sul secondo in classifica - complice la costanza di rendimento di Razgatlioglu - non è poi così ampio considerati i 310 punti ancora da assegnare. Alvaro potrà scacciare i pensieri negativi ripresentandosi a Most, tra due settimane, senza fare calcoli. Ducati, invece, per questa volta dovrà accontentarsi di un podio, di una gara magistrale del gioiellino Axel Bassani, che per la seconda volta in stagione - dopo il terzo posto di Misano - stappa lo champagne in Italia: "Ho cercato di stare calmo nei primi giri perché sapevo che sarebbe stata lunga. Fa davvero caldo, neanche in Indonesia o in Malesia c'è una roba del genere, è impressionante. Poi ho provato a stare davanti perché vedevo una bella possibilità, ma sapevo anche che Toprak, vecchia volpe, mi stesse studiando. Alla fine ha vinto lui, va bene così, sono contento lo stesso".