Una diretta Instagram da uno strip club di Denver, con una pistola ben in vista. Il caso Ja Morant, stellina dei Memphis Grizzlies e uomo copertina della Nba, ha creato più di un grattacapo alla lega del basket americano. Anche se è lunga la lista di atleti Nba sopra le righe, anzi è una liturgia osservata nel corso dei decenni. Da Dennis Rodman ad Allen Iverson, ad altre teste calde come Gilbert Arenas, che piazzò nel suo armadietto quattro pistole scariche, invitando poi il compagno di squadra Javaris Crittenton, altro tipo fumantino, a sparargli. Sono denominati universalmente “bad boys” e c’è stata addirittura una squadra, i Detroit Pistons, che con quel soprannome ha convissuto e pure vinto, tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90, limitando con metodi piuttosto violenti l’onnipotenza cestistica di Michael Jordan.
Morant però è andato un attimo oltre: quella pistola mostrata via social e le immagini delle sue seratine negli strip club, con tanto di video sexy con escort a pagamento e un discreto flusso di alcool, hanno obbligato la Nba a metterlo fuori - per otto partite - spedendolo in un centro di recupero in Florida per la “gestione dello stress”, dove sostanzialmente mettersi al riparo da dichiarazioni poco gradite a mezzo stampa per la lega, preoccupata per i danni di immagine provocati da quei video. In questo senso ha parecchio aiutato la chiusura delle indagini da parte della polizia del Colorado sul caso Morant, senza conseguenze per l’atleta.
Ora Ja è tornato sul parquet, a volare a canestro, a far divertire gli spettatori. Ha raccontato di essersi purificato, di tenersi già alla larga dagli strip club - che restano una delle mete privilegiate degli atleti Nba, specie nelle trasferte, che non ha mai toccato un goccio d’alcol. Insomma, è rinsavito, quella pistola non era sua: è saltato fuori, come spesso avviene, un colpevole ben remunerato dal suo inner circle, dalla compagnia che si porta dietro, altra consuetudine per gli atleti del basket americano. Non tutti hanno creduto alla sua versione, anzi: Coca Cola ha deciso di chiudere il suo accordo di sponsorizzazione con la stella di Memphis per non subire danni d’immagine.
La Nba è anche questo, d’altronde ogni lega sportiva di alto livello deve convivere e affrontare i suoi problemi. In questo caso c’è uno dei talenti più ammorbanti del gioco, poco più che ventenne, che ha firmato lo scorso anno un contratto di cinque anni con Memphis che può arrivare a 231 milioni di dollari complessivi (se raggiungesse tutti i bonus presenti nell’accordo) e che va in giro con pistole, si esibisce negli strip club, è accompagnato da una gang piuttosto rissosa.
La cronistoria delle sue vicende extra parquet è già corposa. A fine gennaio la sua crew entra in contatto con lo staff degli Indiana Pacers, nel parcheggio del palazzetto di Memphis Morant è nel suo Suv nero e punta una specie di laser rosso verso gli uomini dei Pacers: secondo quanto scrive l’accreditato sito sportivo The Athletic, il laser era agganciato a una pistola, teoria confermata da testimoni oculari, ovvero dal servizio di sicurezza dei Pacers. Non arriva però il rapporto della Polizia e Morant si salva, per il momento.
La pistola torna di moda in un articolo del Washington Post, che denuncia una rissa estiva su un campo da basket che coinvolge l’asso di Memphis, che avrebbe minacciato un 17enne mostrando la pistola nei pantaloni. Lo stesso Morant avrebbe parlato di “legittima difesa”. Il cestista poi, denuncia sempre il Washington Post, sarebbe corso in aiuto - assieme a nove amici - alla madre che aveva discusso animatamente con un addetto alla sicurezza in un centro commerciale. Insomma, l’aneddotica è piena ed è effettivamente un problema in una lega che ha investito e sta investendo molto (anche in termini di denaro) sulla sua reputazione, sempre impegnata in prima persona contro le discriminazioni razziali, sulle battaglie civili e con le sue stelle spesso politicamente esposte, ma che non può coprire all’infinito il comportamento di alcune delle sue star, cresciute in quartieri problematici, a contatto con povertà e violenza e che si portano dietro questo pericoloso background. Anche se il caso Morant presenta una sceneggiatura diversa: nato in South Carolina, i suoi genitori sono ex atleti ad alto livello, lo stesso Ja ha raccontato dei sacrifici affrontati, dalla madre in particolare, per sostenere la sua ascesa fino alla Nba.