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Tutte le cose che non hanno funzionato nelle Olimpiadi di Parigi 2024

  • di Chiara Boezi

11 agosto 2024

Tutte le cose che non hanno funzionato nelle Olimpiadi di Parigi 2024
Quattro anni di preparazione. Ogni atleta partecipante punta il tutto per tutto su quei quattro anni per dare il meglio di sé ed entrare nella storia. Anni e anni di allenamento, di sofferenze e rinunce. Durante le Olimpiadi di Parigi 2024, però, gli atleti non hanno avuto il ‘’Bienvenue’’ francese che avrebbero meritato. Hanno riscontrato non pochi problemi: dalla disorganizzazione alla politicizzazione interessata. Ecco cosa ha sbagliato il Comitato Olimpico Internazionale

di Chiara Boezi

L’evento più atteso dagli appassionati di sport di tutto il mondo ha riservato non poche sorprese. Il Villaggio Olimpico dei Giochi di Parigi 2024, progettato per ospitare migliaia di atleti provenienti da tutto il mondo, ha dovuto affrontare numerosi problemi e critiche negli ultimi dieci giorni. Gli atleti, condividendo i contenuti online, mostrano ai followers i luoghi in cui si allenano, dormono e mangiano. Il fenomeno aveva già preso piede ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Ora, con la condivisione quasi estrema dei contenuti, possiamo constatare con certezza tutte le problematiche riscontrate, dalla Senna inquinata al cibo di bassa qualità passando per gli errori arbitrali e la mancanza di sonno degli atleti. 

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Poco cibo e di scarsa qualità

L’alimentazione è fondamentale per gli atleti, che raccontano – improvvisandosi narratori e suscitando qualche polemica – la scarsa qualità di cibo che gli viene riservata. Mostrano online i settori in cui viene divisa l’offerta gastronomica del villaggio: tantissime pietanze, provenienti dalle cucine di tutto il mondo. Ma il livello e la quantità di cibo proposti non sono dei migliori, tanto che il nuotatore Henrik Christiansen ha dichiarato che i muffin al cioccolato, forniti dal catering francese Coup de Pates ‘’sono la cosa più bella del villaggio olimpico finora’’. Inoltre, gli atleti della nazionale britannica, a pochi giorni dall’inizio dei Giochi olimpici, si sono recati alla Performance Lodge della loro delegazione, a Clichy, per consumare i pasti ed evitare il cibo fornito dalla mensa. Pochi giorni fa il Coni ha dichiarato che la situazione sta migliorando e che l’alimentazione, soprattutto in un contesto sportivo, è fondamentale e deve essere bilanciata nei giorni che precedono le gare.

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Il caldo insostenibile

La sindaca Anne Hidalgo ha promesso ‘’le Olimpiadi più verdi di sempre’’. Le scelte ecologiche non sono mancate per i Giochi di Parigi 2024. Tra queste, anche quella di non utilizzare i condizionatori nel Villaggio Olimpico, dimezzando così l’impronta di carbonio rispetto alle Olimpiadi di Londra 2012. La Francia aveva già annunciato da mesi che la struttura sarebbe stata realizzata con pannelli solari e tende ad alta prestazione. Gli impianti di raffreddamento si trovano sotto il pavimento, affidati alle centrali geotermiche, per garantire un abbassamento di circa sei gradi rispetto alla temperatura esterna. L’iniziativa green è senza dubbio lodevole. Ma l’ondata di caldo, che in questi giorni sta attraversando mezzo mondo, ha preoccupato gli atleti e le loro delegazioni, lasciando loro poche alternative. Le delegazioni britanniche, canadesi, italiane, australiane, greche, tedesche e danesi si sono infatti organizzate con condizionatori portatili e altri sistemi di refrigerazione molto costosi. Lasciando però, in questo modo, i Paesi africani svantaggiati perché non possono affrontare una simile spesa. Inoltre, le partite giocate all’esterno – come quelle di Beach Volley e Tennis - sono state programmate ad orari improponibili: gli atleti non dovrebbero disputare le competizioni all’esterno nelle ore più calde.

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L’inquinamento della Senna

Anne Hidalgo ha parlato di eco sostenibilità e di ‘’Olimpiadi più verdi della storia’’. Ma siamo davvero sicuri che sia così a giudicare dalle condizioni della Senna? L’atleta della squadra belga del Triathlon, Claire Michel, è stata ricoverata per un caso sospetto di Escherichia Coli, dopo aver nuotato nelle acque del fiume parigino. Pochi giorni dopo, due atleti svizzeri – Simon Westermann e Adrien Briffod – hanno accusato invece sintomi di un’infezione gastro-intestinale (entrambi sintomi dell’infezione del batterio sopracitato). Il Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Parigi ha affermato che le contaminazioni non hanno nulla a che vedere con le gare. Eppure, è proprio nella Senna che prolifera l’Escherichia Coli, specialmente in seguito ad intense piogge. In questo modo, si sono vanificate tutte le bonifiche, costate circa 1,4 miliardi di euro. Il fiume ospiterà le gare di nuoto in acque libere. Tra i partecipanti, gareggerà anche Giorgio Paltrinieri, che già nei giorni scorsi aveva espresso il suo dissenso riguardo ai Giochi di Parigi.

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Arbitrare male

Gli atleti italiani di scherma, boxe e judo hanno subito non pochi danni da parte dell’arbitraggio alle Olimpiadi di Parigi 2024. I casi sono tantissimi: lo schermista Filippo Macchi ha gareggiato contro il campione olimpico di Tokyo 2020, Long Cheung. Dopo il pareggio, l’arbitro ha interpretato le ultime stoccate come ‘’pas des touches’’, quindi, da rifare. Succede per tre volte, poi affida l’oro all’atleta cinese. Anche Arianna Errigo- fiorettista - ha perso per un errore arbitrale. La judoka Odette Giuffrida aveva avuto già in passato problemi con l’arbitro Ioana Babiuc, che ha diretto entrambe le sue gare, portandola al quarto posto: ‘’Tutti i miei incontri difficili li ho avuti con quest’arbitro. Un giorno le offrirò un caffè e le chiederò che problema ha con me’’, ha dichiarato Odette. Anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha voluto esprimersi a riguardo, dichiarando: ‘’Perché lo stesso arbitro per entrambe le sfide? Onestamente la cosa fa riflettere: è un fatto che si commenta da solo’’. E ancora, il pugile azzurro Abbes Aziz Moudihiine è stato eliminato dall’incontro con l’uzbeko Lazizbek Mullojonov, scatenando l’ira di Flavio D’Ambrosi, presidente della Federazione pugilistica italiana. 

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Il caso di Imane Khelif

Il caso di Imane Khelif, la pugile algerina esclusa dai Mondiali per motivi legati ai criteri per l’accesso alle categorie femminile, è stato in seguito ammessa ai Giochi olimpici di Parigi. Secondo il CIO, infatti, Imane possedeva tutti i criteri per partecipare alle Olimpiadi. Si sono suscitate una vasta gamma di reazioni politiche e strumentalizzazioni. Politici e opinionisti hanno sfruttato la vicenda per guadagnare visibilità, polarizzando ulteriormente il dibattito pubblico su temi di inclusione e parità di genere. La strumentalizzazione del caso riflette le tensioni sociali e politiche più ampie riguardo ai diritti delle persone e alla loro partecipazione nello sport. Il caso di Imane è stato strumentalizzato. Politicizzato allo stremo. Tutto questo e molto altro ritrae l’evento sportivo più atteso al mondo. Un momento di condivisione, che rappresenta l’amore per lo sport in tutti i continenti, viene ricoperto da una patina di polemiche inutili, ingiustizie ed una disorganizzazione inaccettabile.

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