Vieni qua , ti racconto una storia. Sarà che Stefan Bradl è un quasi pensionato, ma l’ultima uscita del collaudatore tedesco della Honda viene quasi da immaginarla così, come un “nonno” che racconta una storia. La sua. Cominciando, però, dall’ultima parte invece che dall’inizio. Quella parte in cui, purtroppo, s’è ritrovato nel bel mezzo di un amore che non andava abbastanza forte. L’amore, manco a dirlo, è quello con Honda e le colpe, di certo, non sono state di Bradl. Che, anzi, adesso ha pure l’autorità per poterle elencare. In un'intervista rilasciata a MotorSport Aktuell, Bradl, con l'onestà di chi ormai non ha nulla da perdere, parla della sua decisione di ridurre la partecipazione attiva alle corse. Non è stato un semplice capriccio personale, ma un accordo ponderato con HRC. “Il carico di lavoro negli ultimi anni è stato eccessivo” - rivelato. Ora toccherà a Takaaki Nakagami e Aleix Espargaró. “Con il loro spirito racing ancora intatto hanno preso il testimone – ha scherzato - Per me questa nuova dinamica è un sollievo e ne sono felice, non mi sento scalzato dall’arrivo di Aleix o di Taka”.
Ma non crediate che questo significhi appendere il casco al chiodo definitivamente. “Se avessi davvero voluto, avrei potuto spingere per uno o due wild card in più - dice, lasciando aperto uno spiraglio di possibilità – Tuttavia fare il pilota non è la mia priorità e preferisco esserci ancora come collaudatore per mettere a disposizione del test team la mia esperienza”. Le parole di Bradl si fanno però più taglienti quando la discussione si sposta sulle criticità. “La situazione di Honda nella MotoGP non è una questione di quest’anno – ha ammesso - è un problema che va avanti da molto tempo. La Honda ha perso terreno, non riuscendo a tenere il passo con i produttori europei che hanno interpretato il regolamento in modo più aggressivo. I produttori giapponesi sono stati troppo conservatori”.
Il risultato di questa staticità? Un sovraccarico nel programma di test che ha ostacolato le prestazioni in gara. Bradl osserva con un certo disappunto che i fine settimana di gara sono diventati campi di prova per nuove configurazioni, relegando la competizione vera e propria a un ruolo secondario. E l’infortunio di Marc Marquez nel 2020, durato poi praticamente per tre anni non ha aiutato: “E’ mancato il riferimento”.
Nonostante tutto, comunque, i ricordi di Bradl brillano di una luce particolare quando riflette sui momenti salienti della sua carriera. Il titolo mondiale è stato il culmine del suo sogno infantile, un traguardo che ha superato persino le aspirazioni del padre. “Questo mi riempie di orgoglio – dice - La gara di Laguna Seca del 2013, con la lotta fianco a fianco con Marc Márquez, rimane il mio ricordo indelebile, così come le occasioni in cui ho sostituito Marc dopo il suo infortunio”. Guardando al futuro, invece, Bradl non si limiterà al solo ruolo di collaudatore. C'è anche la televisione, un mondo che ha iniziato ad esplorare con Servus TV. “Mi piace molto lavorare in televisione – confessa – Però preferisco sfruttare le opportunità che arrivano anno dopo anno”.