La vittoria di Enea Bastianini in Qatar è la storia perfetta. Ha portato sul tetto del mondo la Gresini Racing, vincendo di cuore e velocità dopo aver risolto (con una prima fila eccezionale) le sue mancanze in qualifica. La verità però è che domenica Enea Bastianini ha salvato anche Ducati da un esordio talmente difficile in Qatar, dove la Desmosedici è sempre andata forte, che si fa fatica a ricordarne un altro così buio. Jack Miller partiva bene, quarto, ma ha sbagliato la partenza e si è ritirato dopi pochi giri per un problema elettronico. Pecco Bagnaia è partito peggio, sia in griglia (9°) che allo spegnimento dei semafori. Poi la rimonta, faticosa come quelle a cui ci aveva abituato Andrea Dovizioso, interrotta per un ingresso troppo violento su Jorge Martín finito nella ghiaia assieme al piemontese. Bagnaia lo ha detto chiaramente, provare troppe componenti nuove complica il lavoro. Perché lui, da sempre, preferisce lavorare su sé stesso piuttosto che mettere le mani alla moto. Il progetto Ducati, in sintesi, sembra ancora un po’ acerbo, al punto da convincere Bagnaia a lavorare con un motore rivisto rispetto alla specifica 2021 ma non del tutto nuovo come lo è il 2022.
La sensazione è che le cose - a maggior ragione dopo la brutta domenica del Qatar - andranno a migliorare col tempo. Ad uscire con il sorriso da Losail, piuttosto, è HRC. In Honda la moto non l’hanno evoluta, l’hanno stravolta. Eppure entrambi i piloti si sono dimostrati subito velocissimi e costanti sbagliando molto poco. Nessun bisogno di affinare la moto come a Borgo Panigale per ottenere buoni risultati - che anche in questo caso andranno a migliorare col tempo - ma una moto semplicemente più efficace. Pol Espargarò, che fino all’anno scorso faticava ad entrare nei primi dieci, ha seriamente rischiato di vincere la gara. Marc Marquez, in un circuito da sempre difficile per lui, ha chiuso con una 5° piazza più che dignitosa. Questo è il motivo per cui un qualunque appassionato del motomondiale sa che la Honda è sempre la Honda. La Honda è la casa più potente, vincente e impegnata in MotoGP, perché corre solo per vincere e lo fa senza accettare compromessi: se la moto vince solo con Marquez la migliorano, se Marquez non vince più la stravolgono. Dopo il Qatar, mentre la Yamaha sembra in caduta libera, i piloti dovranno fare i conti con 8 Ducati in pista ma anche (e soprattutto) con una Honda che ha ripreso in mano le redini della MotoGP.