C’è voluto poco per convincere Luciano Spalletti ad accettare la panchina della Juventus. Un paio di contatti telefonici (il primo subito dopo la partita persa dai bianconeri contro il Como, notizia da me diffusa in anteprima su Ocw Sport), la presentazione e la condivisione di un progetto ambizioso con una scadenza di massimo due anni (il contratto prevederebbe un rinnovo automatico in caso di piazzamento in Champions League) e l’incontro definitivo con Comolli a Milano, nella giornata di martedì 28 ottobre, prima dell’impegno di campionato contro l’Udinese. Oggi, giovedì 30 ottobre, ci saranno la firma e l’annuncio ufficiale.
Lucianone da Certaldo, come peraltro non aveva mai nascosto, voleva tornare. L’esonero dalla Nazionale è un segno sul corpo ancora evidente ed è il primo stimolo per guadagnarsi sul campo un riscatto atteso tutti questi mesi, tra i silenzi delle colline del Chianti e il ritorno sulle scene, insieme al suo vecchio “nemico” Francesco Totti con il quale pare aver chiarito gli antichi dissidi, come attore nello spot di Amaro Montenegro.
Ma è il frastuono della domenica della Serie A che gli mancava come l’aria. La panchina, le teorie dei massimi sistemi calcistici in conferenza stampa e quell’adrenalina che solo la sfida sportiva sa riempire l’anima. Spalletti è un uomo di campagna, come si dice dalle sue parti in Toscana: “pane pane, vino al vino” e quando c’è da bacchettare i galli del pollaio non si tira indietro. Ne sanno qualcosa Totti e Icardi.
Questo voleva la Juventus: un uomo forte che sapesse tracciare un percorso chiaro in uno spogliatoio che non appare più convinto di rappresentare la grandezza della Vecchia Signora del calcio italiano. Quella squadra che deve stare lassù a dettare legge nel nostro campionato, insieme alle altre big, attualmente Napoli, Inter, Milan e Roma.
I contatti con Spalletti sono iniziati da alcune settimane e l’idea dei dirigenti bianconeri è stata subito quella di provare a chiudere l’accordo con l’ex commissario tecnico in tempi brevi, nonostante queste, a cavallo tra ottobre e novembre 2025, siano settimane importanti anche per il riassetto societario del club. È prevista l’assemblea dei soci venerdì 7 novembre ed entro fine anno si aspetta anche la nomina del nuovo direttore sportivo che molto probabilmente sarà Marco Ottolini, attualmente al Genoa.
Un nuovo inizio per la Juventus pianificato dal direttore generale Damien Comolli, insieme a Giorgio Chiellini e il direttore tecnico Francois Modesto che avrebbe invece puntato su Raffaele Palladino, anche per i suoi trascorsi a Torino, oltre a godere di buoni uffici alla Continassa, essendo un professionista nell’orbita di Beppe Riso e quindi della sua compagna Marianna Mecacci. Alla fine, vista anche la sua disponibilità alla causa, la scelta si è definita sul tecnico di Certaldo.
Sarà la scelta giusta? È fuori dubbio che Luciano Spalletti sia un allenatore di primissima fascia nel calcio italiano e lo scudetto conquistato a Napoli nella stagione 2022/23 rappresenta una pietra miliare della storia recente della serie A. Quella squadra era stata capace di dominare tutta la stagione, vincere con largo anticipo lo scudetto ed emozionare con un gioco moderno ed affascinante.
Tra i tifosi c’è, però, un po’ di rumore. Quel tatuaggio sul braccio sinistro con il terzo scudetto del Napoli, nonostante si comprenda che da quelle parti sia un evento raro avvenuto dopo trentatré anni, non convince. C’è chi vorrebbe che, per indossare i nuovi abiti juventini, se lo facesse rimuovere. Vedremo come risponderà alle prime domande sull’argomento. Poi c’è il dubbio che abbia ancora le capacità per ribaltare un clima di sfiducia che nella Torino bianconera è pesante (in quella granata è pure peggio) perché il fallimento con la Nazionale è ancora molto fresco. Di sicuro Spallettone è uno che non le manda a dire e la sua presenza in questo nuovo percorso lascerà il segno.
Ci si chiede anche come giocherà la sua Juve, visto che con Tudor, in tutti questi mesi, la squadra non ha mostrato una fisionomia precisa. Spalletti è uno dei padri del 4-3-3 in Italia che, negli sviluppi più moderni, può diventare anche un 4-2-3-1. Quindi cambia l’assetto della difesa, niente più braccetti, ma due centrali (Bremer e Gatti) e due esterni (Kalulu e Cambiaso), con un centrocampo che potrebbe trovare in Thuram il suo leader e in Koopmeiners il Nainggolan della sua Roma (perlomeno un tentativo). Davanti? Le soluzioni sono tante, ma visto il Vlahovic contro l’Udinese, di sicuro vorrà guadagnarsi il posto al centro dell’attacco. Teorie che diventeranno ben presto realtà: Luciano Spalletti sabato 1 novembre, il giorno della festa dei santi, sarà in campo a Cremona con gli abiti scuri della Juventus. Allacciatevi le cinture.