La più lunga stagione di Formula 1 della storia si è conclusa lo scorso novembre con un Gran Premio di Abu Dhabi carico di malinconia e saluti, dominato dai festeggiamenti per il doppio successo in casa Red Bull con il titolo mondiale costruttori e quello piloti. Il giorno delle premiazioni però, come ogni anno, si fa attendere. In questo 2022 il gala FIA dedicato alle stelle del motorsport si è tenuto a Bologna nella serata di venerdì 9 dicembre, un giorno che avrebbe dovuto mettere in luce soprattutto Max Verstappen, autore di un eccellente campionato. I riflettori sarebbero dovuti infatti essere tutti per la Red Bull, capace di strappare il trofeo da un dominio Mercedes che durava da otto anni.
Una giornata di festa, con un pensiero per Dietrich Mateschitz, fondatore della Red Bull, scomparso qualche settimana fa dopo una lunga malattia. Proprio lui, grande appassionato di motorsport, avrebbe gioito enormemente per il successo della sua scuderia e conquistare il trofeo, in un anno di controversie legate al budget cap, è stato probabilmente il modo migliore per omaggiarlo.
In realtà però la scena sul palco della serata di premiazione è stata presa più volte dal presidente della FIA Mohammed Ben Sulayemen che non si è risparmiato frecciatine e parole al veleno verso il team principal della scuderia di Milton Keynes. Un ruolo inusuale per un presidente FIA, soprattutto dopo anni di grande riservatezza dettati dalla figura ben più silente dell'ex presidente Jean Todt. Uomo dal grande carisma e dalla forte presenza politica che però mai, nel corso degli anni, ha rubato la scena ai veri protagonisti della stagione.
Un tipo di approccio ben diverso da quello di Mohammed Ben Sulayemen, alle prese con il suo primo FIA Prize Giving. Nel corso della serata infatti, quando al team principal della Red Bull Chris Horner, è stato consegnato il trofeo per la vittoria del mondiale costruttori, Ben Sulayem ha preso la parola e ha commentato ironicamente "La coppa non è un costo da inserire nel budget cap, è un premio donato dalla Federazione".
Horner non ha replicato alla provocazione, che nelle ore successive era già diventata virale, ricordando poi gli attimi concitati vissuti alla fine del Gran Premio del Giappone, quando nessuno riusciva a capire se Verstappen fosse o meno campione del Mondo: "Hai detto che c’è stata confusione - ha risposto piccato il presidente - ma non è la FIA che fa queste regole, bensì i team! Noi come FIA le convalidiamo, il nostro ruolo è molto chiaro, ma comunque complimenti per il titolo". Un siparietto simpatico ma imbarazzante, a tratti surreale, risolto dall'intervento del CEO Stefano Domenicali che ha cercato di portare l’attenzione su altri argomenti: "Ok ragazzi, restiamo concentrati", ha detto sviando. Un piccolo diplomatico sventato ma che sicuramente fa riflettere sulle tensioni interne al circus.
Il campionato è concluso, archiviato. Allora perché le polemiche continuano? Non c’è più una gara che non si concluda con degli strascichi di insoddisfazioni e domande che si prolungano per giorni, continuando ad alimentare gli inquisitori delle reti sociali che gettano ombre sul sistema. Un dramma continuo ed incessante, quasi come essere sempre dentro una puntata di “Drive to Survive” a cui il presidente FIA non sembra volersi sottrarre ma anzi, al contrario, sembra voler continuamente alimentare con polemiche, commenti, battute e frecciatine.
Ma è utile? Nella maggior parte dei casi si tratta di polemiche vuote, che non portano a nessun tipo di cambiamento, a nessuna rivoluzione. In un giorno di festa come nell'occasione del gala di Bologna, una serata interamente dedicata ai vincitori delle varie categorie, il fulcro dell’attenzione è stato spostato su un uomo in carica da meno di un anno in uno dei ruoli più controversi e complessi del motorsport. Si tratta di un atteggiamento che continua a mettere in ombra la reale bellezza dello sport. Quante volte nei post gara si è parlato maggiormente di un episodio controverso, magari proprio frutto di una decisione della FIA, piuttosto che di un sorpasso o di una manovra riuscita a un pilota? Questo oscura i sacrifici e le gesta dei giovani piloti che ogni weekend abbassano la visiera e corrono, dal karting alla Formula 1, perché è l’unica cosa che sanno fare, perché la pista è la loro casa.
Tutto questo appesantisce il clima di festa e di gioia che dovrebbe esserci all’interno dei circuiti, degli eventi e delle premiazioni, dove gli appassionati vogliono solo godere dello spettacolo, del divertimento e dell'adrenalina del motorsport. Ma dove invece si ritrovano a dover fare i conti con antipatie e guerre politiche, un rumore di fondo che finisce per coprire il rombo dei motori.