Era duramente arrabbiato con se stesso Alex Marquez al termine delle qualifiche di Silverstone, ma non a causa di Fabio Quartararo, che gli aveva appena fregato la pole position da sotto il naso. Alex non era nero per una qualsiasi sbavatura di guida senza la quale avrebbe replicato il record della pista fatto segnare ieri nelle Prequalifiche (record ora nelle mani del Diablo), ma per un errore a sua detta grossolano avvenuto ancora prima, nelle FP2 del sabato mattina. A venti minuti dal termine di quel turno lo spagnolo era volato assieme alla sua Ducati Gresini all'uscita della mitica curva Stowe, sbalzato da un highside non pauroso ma che poteva costargli caro, perché in quel punto la pista scende, ritardando il contatto tra corpo in caduta libera e asfalto. Per fortuna Alex si rialzava subito, i commissari sventolavano bandiera rossa e la sua GP24 azzurra - la fatidica prima moto, spinta faticosamente ai box - sarebbe riuscita mezz'ora più tardi a portarlo sulla seconda casella della griglia di partenza. Al parco chiuso post Q2, però, Alex si autofustigava severemente ai microfoni Sky: "Tutti adesso mi danno dell'errore perché dopo un highside ho sfiorato la pole, ma la verità è che quell'errore con la pista umida, in quel momento del weekend in cui non c'era bisogno di rischiare, andava assolutamente evitato. Sono stato fortunato, su queste cose devo migliorare molto".
Da queste parole scatursice una grande verità della MotoGP 2025: Alex Marquez fa tremendamente sul serio, ci crede, corre con la mentalità di un pilota secondo in classifica generale che sa di non essere lì per caso e vorrebbe affacciarsi ancora oltre. Sulla sua coscienza, in questo momento, data l'impostazione perfezionistica con cui affronta i weekend di gara, probabilmente pesano come macigni gli errori del Qatar (contatto evitabile con Fabio Di Giannantonio al primo giro) e la doppia caduta nella gara pazza di Le Mans. Senza questi episodi, Alex Marquez - che dista diciannove lunghezze dal fratello - oggi sarebbe in testa al Mondiale. Marc a sua volta paga gli scivoloni di Austin e Jerez, vero, ma si tratta di sbagli che conferiscono al pilota Gresini una certezza: se vuole crearsi una chance di vincere il titolo, da qui in poi dovrà essere perfetto. Marc tre volte su quattro ha qualcosa in più nel taschino, ma ci sono giorni in cui Alex è l'unico essere umano sul pianeta in grado di insidiarlo, disturbarlo, purgarlo.
Oggi era uno di quei giorni. Marc parte a razzo, si mette in testa, ma all'inizio del terzo giro pianta un lungo inaspettato in curva tre. Alex, che lo seguiva come un'ombra, ne approfitta e si mette a condurre tutta la Sprint. Avere aria pulita davanti era una delle chiavi per non consumare l'anteriore soft: Alex lo sa e non concede il benché minimo pertugio per una controffensiva del fratello, che arriva sul traguardo staccato di oltre tre secondi. "Mi aspettavo un Marc più lento all'inizio - racconta il pilota Gresini e Sky - e un Fabio Quartararo più veloce allo start, invece è successo il contrario. Quando mio fratello ha fatto l'errore in curva 3 ho detto 'ok sono primo, sono andato veloce tutto il weekend e adesso provo a imporre il mio passo'. Mi aspettavo anche un rientro di Marc alla fine, ma ho saputo che ha avuto problemi con la gomma davanti. All'ultimo giro ho fatto l'errore di non guardare la lavagna e, pensando che Marc fosse a due decimi, ho spinto molto, proteggendo tutte le traiettorie interne e chiudendo le porte. Solo lì ho sentito un po' di calo, ma una cosa assolutamente normale. Quando stavo sotto al 59 premevo sulle gomme, quando facevo 59.2 o 59.3 riuscivo a gestire la situazione".
Ecco, girare comodamente sul piede del 59 basso (ritmo quest'oggi faticosamente sostenibile per tanti big della MotoGP) e avere la faccia tosta di ammetterlo apertamente è roba da Marc Marquez. Invece oggi ha fatto tutto Alex, che ci ricorda come con la media davanti - opzione concreta per la gara lunga - lui abbia dominato le Prequalifiche del venerdì. È fortissimo, in palla, maturo e agonisticamente cattivo come non mai: sottovalutare "il più piccolo dei Marquez" sarebbe un errore da evitare.