Biaggi, Gibernau, Stoner, Lorenzo e l’innominato. Viene da sintetizzare così il capitolo di TavulliaVale in cui Valentino Rossi ha parlato dei suoi rivali storici. Perché l’ultimo nome, quello di Marc Marquez, non è praticamente mai uscito dalla sua bocca, nonostante l’otto volte campione del mondo spagnolo fosse stato chiaramente inserito nella clip preparata per la serata. Solo un passaggio velocissimo, per il Dottore, sul 2015, tra l’alto quando sul palco c’era Cesare Cremonini, che ha raccontato, appunto, di “46”, la canzone scritta nel 2015 proprio per l’amico Valentino Rossi. “Era il 2015. Capito? Il 2015!” – S’è limitato a ribadire il Dottore dal palco di TavulliaVale, con il pubblico che, poi, ha fatto il resto, tra applausi e gli immancabili fischi.
Ma se di Marc Marquez non s’è parlato, non si può dire altrettanto per quanto riguarda tutti gli altri rivali storici di Valentino Rossi, con il 46 che ha spiegato che ora i rapporti sono sicuramente migliori con tutti. E che il tempo, ormai nei panni di ex piloti, lo ha rimesso davanti sia a Biaggi, sia a Gibernau che a Lorenzo e Stoner. Con Jorge Lorenzo, in verità, i rapporti sono buoni da sempre. La stima di fondo non è stata mai nascosta, al di là degli screzi avuti in quelle stagioni in cui hanno condiviso il box: “Jorge – ha raccontato Vale – è anche venuto al Ranch. Ora che non siamo più rivali, la verità è che mi piacciono tutti i miei rivali”.
La solita battuta, per mettere definitivamente alle spalle episodi che hanno fatto parte della storia della MotoGP, ma che adesso non hanno più ragione di trascinarsi. “Stoner l’ho incontrato anche a Valencia – ha chiuso Valentino – abbiamo anche scherzato un po’”. Le rivalità, però, hanno scandito le fasi di una carriera che è stata lunghissima e che per molti che sono cresciuti a pane e Valentino Rossi portano anche grafiche e colori ben precise. I caschi, in particolare, tutti figli della mano estrosa di Aldo Drudi – ieri sul palco con Vale – che insieme al 46 ha raccontato come sono nate alcune delle grafiche più iconiche. “Il casco preferito? Quello con la mia faccia alla staccata della San Donato al Mugello. Vinsi quella gara poi e i caschi che hanno vinto sono quelli che ricordi anche come i più belli. L’ho già detto, sono tremendamente scaramantico. Un altro che ha un gran significato è quello con l’asino usato a Misano, a quella grafica ci ho pensato mentre rotolavo sulla ghiaia dopo una caduta nel gran premio precedente”.
Caschi che, però, non corrispondono sempre con i sorpassi più belli o con le vittorie più importanti. “La vittoria più importante? Sicuramente quella del 2004, alla prima gara con Yamaha. Sapevamo di poter fare bene, ma non ci aspettavamo certo di vincere e è stata una gioia incredibile. Il soprasso, invece, direi quello del 2009 su Jorge Lorenzo, a Barcellona. Per fortuna, però, di bei sorpassi e belle vittorie ne ho fatti anche molti altri”. Se li ricorda tutti, come ricorda tutti i nomi delle persone incontrate, soprattutto se avversari. Tranne un nome…che invece finge di non ricordare o che almeno sulla piazza di Tavullia non s’è proprio sentito.