Valentino Rossi sta correndo la sua ultima stagione in MotoGP e, probabilmente, si sta lasciando alle spalle un po’ del peso accumulato in venticinque anni di motomondiale. Così si racconta con più leggerezza, svelando qualche retroscena che all’apice della carriera probabilmente avrebbe preferito tenere per sé. In un’intervista rilasciata agli inglesi di BT Sports, Rossi ha voluto anche raccontare “il segreto del suo successo”, quella cosa che può fare la differenza quando ti trovi ad emergere tra i 20 piloti più veloci del pianeta.
“Sono mancino - ha spiegato Rossi - Ma un tipo di mancino molto particolare, perché in realtà sono ambidestro”. Una particolarità che si stima essere dell’1% della popolazione mondiale e che, spesso e volentieri, porta il cervello a lavorare in maniera diversa rispetto alla norma. Un po’ come suonare il pianoforte: le due mani hanno compiti diversi, li svolgono insieme e il cervello si divide per farle lavorare indipendentemente l’una dall’altra. “Con la mano destra posso fare davvero tutto quello che faccio con la sinistra - ha continuato Valentino, piuttosto divertito - Molti piloti sono veloci nelle curve a sinistra, ma hanno più problemi in quelle a destra. Fanno più fatica perché devono gestire l’acceleratore in una posizione scomoda”.
Chi va in moto lo sa: scendere in piega da un lato sarà sempre più naturale che farlo dall’altro. Quale dei due riesca meglio, però, è del tutto soggettivo e riuscire a fare entrambe le curve alla stessa maniera è sicuramente un aiuto: “Ecco perché tra i miei punti di forza ci sono sempre state le curve a destra, avevo la sensazione di prendere le curve con un po’ più di velocità rispetto agli altri - ha continuato il fuoriclasse di Tavullia - Penso che fosse quello il motivo. Adesso lo sanno tutti… ma è troppo tardi!”.
D'altronde sono in molti i personaggi ambidestri ad aver lasciato un segno nella storia. Leonardo da Vinci era uno di questi, così come Nikola Tesla, Albert Einstein e Charlie Chaplin. Ma la lista è lunga anche nel mondo dello sport, a cominciare da “King” LeBron James.