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Valentino Rossi e Marc Marquez, il bello della ghiaia al Montmelò

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

6 giugno 2021

Valentino Rossi e Marc Marquez, il bello della ghiaia al Montmelò
I dominatori degli ultimi vent’anni erano lì a rincorrere, con la speranza di un piazzamento. Entrambi nella ghiaia per un errore, una caduta di quelle che capitano se stai forzando, se non ti accontenti. Valentino e Marc ci ricordano che se sono dei fuoriclasse è anche per questo: dare sempre tutto, anche quando non ti vede nessuno

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Per fortuna cadono ancora. Anche i più bravi, i rivoluzionari. Gli unici due che possono essere paragonati, Valentino e Marc. In un mondo dove tutti hanno talento e tutti sono straordinari, loro lo sono di più. Vincenti, spietati, divisivi. Li puoi odiare, li puoi amare. Hanno fatto quello che non ha fatto nessuno. E le corse hanno il loro senso dell’umorismo, perché altrimenti non si spiega come entrambi stiano vivendo la loro peggior stagione di sempre. Valentino a fine carriera, Marc all’inizio della fase discendente. Lo spagnolo potrà tornare in alto, ma di certo non più come prima. L’italiano spera in un finale a sorpresa per stupire per l’ultima volta il mondo delle corse. Per chiudere con un sapore agrodolce e non soltanto amaro.

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La caduta di Valentino al GP di Catalunya

Quando si parla di un fenomenosi tira in mezzo la sua cura per il dettaglio, gli allenamenti, il rigore. Quello che gli altri non fanno. Da Jordan a Schumacher, da Muhammad Alì a Roger Federer. Gli inizi, il non mollare, la fame. Perché la storia trita e ritrita dell’eroe che parte da zero piace sempre: nello sport, nei telefilm sulla malavita, nella musica. Ultimo, nel motorsport, Pedro Acosta: famiglia di pescatori, padre e nonno che portano il suo stesso nome, lui che sulle prime sembra negato per la moto. Da zero a fenomeno, applausi, sipario. 

Ma Valentino e Marc non mollano nemmeno quando non c’è più niente da vincere, quando non hanno più nulla da dimostrare. Se sono dei fuoriclasse è perché ne hanno l’attitudine: dare sempre e solo tutto, ogni giorno. Anche quando non ti vede nessuno.

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Valentino Rossi e Marc Marquez nel 2013

Nel frattempo però si cade. Cadute innocenti e per questo brutte e feroci, perché non è da i fuoriclasse che te le aspetti. Cadute da metà classifica, che vengono inquadrate quando la moto ha già smesso di rotolare perché la vera gara è altrove. Sono finiti nella ghiaia (Marc all'8° giro, Valentino al 16°) mentre lottavano per orgoglio e morale, perché di questi tempi non resta molto altro da portare a casa. Non ci sono le coppe del podio e nemmeno i punti del campionato. Niente prosecco, niente moto nel recinto del parc fermé. Dopo la settima gara dell’anno Valentino ha 15 punti, Marc ne ha 16. Li vedi nella via di fuga ed è come l’impero romano ai tempi delle invasioni barbariche. Smontati e rotti, ma soprattutto lontani. Dalla gloria che fu e dalle posizioni che contano.

Ecco perché è impossibile non amarli. Perché queste sono le cadute di chi non accetta di finire dietro. Di chi, come direbbe il Dottorcosta, getta il cuore oltre l’ostacolo. Di chi dice no, io non sono come gli altri. Ho un nome, ho vinto tutto. Ed è giusto dimenticarsene per continuare a vincere, ma è altrettanto giusto ricordarsene quando serve.

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