Valentino Rossi ha fatto parlare tanto di sé nei suoi anni da pilota, tuttavia le cose non sono cambiate molto neanche ora che è proprietario di un team in MotoGP. Tutto è partito ancora prima del ritiro, quando si è parlato del suo interessamento alla Ducati, cosa che poi si è concretizzata con l’aiuto del main sponsor Mooney ma senza la sua partecipazione come pilota. L’approccio al campionato per il team è stato più che positivo, con Marco Bezzecchi Rookie of the Year e buone prestazioni anche da Luca Marini, in buona crescita per tutta la stagione.
Entrambi, per il 2023, avranno una Desmosedici GP22, una moto quindi meno evoluta rispetto a quella a disposizione di Bagnaia e Bastianini ma sostanzialmente pronta all’uso, senza necessità di sviluppo. Del 2024 invece pare sia presto parlare. Per quanto Valentino Rossi e soci abbiano un accordo triennale con Ducati pare che Dorna, FIM e la stessa Yamaha stiano spingendo per mettere nelle mani dello squadrone di Tavullia due M1 per il team satellite che è venuto a mancare a fine anno. Razlan Razali, perso il supporto di Petronas, si è accasato in Aprilia con il nuovo sponsor CryptoTECH Data, cosa che aumenta la portata di fuoco da Noale ma non riduce l’evidente squilibrio del campionato: delle 8 Ducati che ci sono in pista - al netto delle leggi di libero mercato che dovrebbero regolare questo genere di affari - almeno due dovranno passare a Yamaha per offrire al pubblico uno spettacolo più omogeneo.
Che Valentino Rossi sia profondamente legato a Yamaha non è un mistero. Lui però ha sempre parlato chiaro, spiegando che la sua squadra è un’altra cosa, un altro progetto. Eppure, incalzato dai colleghi di Speedweek durante la presentazione a Giacarta, l’amministratore delegato di Yamaha Racing Lin Jarvis non ha smentito: “In termini di piani futuri stiamo lavorando per un team satellite, la realtà è che adesso non ne abbiamo uno per il 2023. Abbiamo già detto che questa situazione non influirà negativamente quest’anno, il che ci dà l'opportunità di concentrare lo sviluppo interamente sulle moto del team ufficiale. Noi dobbiamo davvero assicurarci di avere una moto competitiva nelle gare del 2023, poi nel 2024 e nel 2025".
Poi però ha continuato: "Non è un segreto che vorremmo attrezzare nuovamente un team clienti, non abbiamo mai avuto dubbi su questo. Però sarebbe esagerato se descrivessi tutte le opportunità e gli ostacoli che dobbiamo affrontare per farlo. Ma se riuscissimo a rimuovere alcuni ostacoli, potremmo considerare il team per il 2024. Se le cose non dovessero andare come previsto, sono fiducioso che avremo di nuovo quattro moto in griglia nel 2025. Per il momento dobbiamo aspettare e vedere cosa succede".
A sentire lui, per vedere Valentino Rossi di nuovo insieme a Yamaha dal 2024 dovranno esserci almeno un paio di condizioni: che qualcuno paghi la clausola rescissoria a Ducati (e potrebbe farlo Yamaha, uno sponsor interessato all’operazione o anche Dorna) e che la M1 si dimostri da subito competitiva. Senza la moto non c’è niente da fare. Alessio Salucci però, dopo le parole di Viegas, aveva parlato chiaro: “Con la Ducati ci troviamo bene, le moto vanno veloci e sia Luca Marini che Marco Bezzecchi sono contenti. Abbiamo un contratto triennale con la Ducati che scadrà nel 2024, con la possibilità di rinnovarlo per altri due anni. Lo rispetteremo sicuramente e, più avanti, vedremo cosa succederà nel 2025. Non so come sia nata questa voce. Se qualcosa di vero c'è, sarebbe meglio che ce lo dicessero”. Staremo a vedere.