Dati, numeri, telemetrie e parametri vari servono solo fino ad un certo punto. Se è vero che la MotoGP non è più solo polso e istinto, ma anche studio e analisi, è altrettanto vero che i numeri non sempre portano lontano. O che, almeno, non garantiscono salti di qualità, perché in moto è ancora il pilota a fare la differenza. Lo ha ribadito, ieri, anche Valentino Rossi. E ha dovuto farlo mestamente, spiegando che non basterà vedere i dati di Maverick Vinales per risolvere tutti i problemi avuti in gara domenica con la sua Yamaha M del Team Petronas e, in particolare, con la gomma posteriore morbida fornita da Michelin.
“Stresso troppo la gomma” – aveva detto il nove volte campione del mondo nei commenti a caldo del Barwa GP. E lo ha ripetuto anche ieri in conferenza stampa: “Dopo la gara stavo parlando con Fabio Quartararo, perché aveva un problema simile al mio – ha spiegato - la differenza è che è arrivato quinto, ed è stato più veloce. I dati sono importanti per capire perché il degrado della gomma è iniziato dopo sette giri e mi ha costretto a rallentare. Devo capire come allungare la vita della gomma, migliorarla, e, quindi, essere più veloce per più giri nell’arco della gara”.
Se è vero, infatti, che quello del decadimento della gomma posteriore è stato un problema comune alla maggior parte dei piloti, è altrettanto vero che Valentino Rossi sembra averlo accusato prima degli altri, dopo una manciata di giri, finendo di fatto fuori gioco già nella prima parte della gara. E il fatto che i dati di Maverick Vinales, che invece con una Yamaha ha vinto il GP, c’entra poco o, meglio, serve a poco. “I dati mostrano che Viñales utilizza un'impostazione diversa e anche un'altra gestione elettronica - ha aggiunto Valentino Rossi - Non potremo copiare immediatamente i settaggi di Maverick perché abbiamo stili diversi. Cercheremo altre soluzioni”.
Ripartire, quindi, provando ad adeguarsi ancora una volta, come già fatto continuamente in ventisei anni nel motomondiale, per mantenersi competitivi e sui livelli di piloti più giovani. E’ vero, infatti, che nella prima di stagione le cose non sono andate come si sarebbe voluto, ma è vero anche che non tutto è da buttare. Lo stesso Rossi ha ammesso che la moto del 2021 è migliore di quella del 2020, contando anche sul fatto che quello di Losail è un circuito particolare.
“Il telaio è nuovo e gira un po’ meglio – ha riferito il nove volte campione del mondo - Ma il vero potenziale di questa M1 dovrebbe poter essere espresso su piste più strette di quelle di Losail, che invece ha molte curve veloci. Nei test abbiamo provato anche un’altra aerodinamica, che proteggeva di più e funzionava meglio perché sono più alto. Stavamo lavorando sull'aerodinamica e sul rettilineo abbiamo guadagnato un po' di velocità. Useremo questa soluzione tutto l’anno”.
Intanto non rimane che raccogliere il buono riscontrato a Losail e provare a moltiplicarlo, in vista del secondo round che prenderà il via già oggi con le prime prove libere. Magari provando anche a buttare il cuore oltre l’ostacolo, senza troppi calcoli e osando sia con gli uomini del box, puntando su scelte più da “fuori o dentro”, sia in gara, ritrovando lo spirito del ragazzino che ci provava sempre.