“Sono la persona meno adatta per parlare di questo argomento. Però devo dire che ho azzeccato il pronostico. Devo ancora rivedere la gara, comunque è stato molto bravo”. Bastano le (poche) parole pronunciate da Valentino Rossi dopo il GP vinto da Marc Marquez per tornare al 2015. Rossi dice tre cose, tutte piuttosto chiare. La prima: non chiedetelo a me, perché oltre all’oggettività lo vedo ancora come un infame. La seconda: ho azzeccato il pronostico, come a dire che quando Marc ha dichiarato di poter lottare per stare nei primi cinque (ma non sul podio) Rossi non gli ha creduto, come non gli hanno creduto tanti altri colleghi. Tutta pretattica. La terza, importante come le altre, è che è stato molto bravo. Il fenomeno che, nonostante tutto, ne riconosce un altro perché sul tema non c’è mai stata questione.
Quando Marc Marquez è tornato in pista dopo l’infortunio, Nico Cereghini gli ha suggerito - tra le altre cose - di chiedere scusa a Valentino. Una proposta che non è piaciuta per niente agli odiatori del nove volte iridato. Viceversa ieri, quando Moreno Pisto ha scritto Prendete esempio da Marc Marquez, sono stati i tifosi di Rossi ad insorgere. Ecco perché nonostante tutto non è sbagliato parlarne. Al bar è ancora un argomento, sui social anche. Anzi, per molti è l’unico argomento. Per attaccare Marc Marquez a prescindere dal miracolo di turno o per dare addosso a Valentino rinfacciandogli che non è più quello di un tempo.
Qualunque cosa succeda tra questi due, il 2015 è ancora lì, come un brutto tatuaggio dopo una sera di eccessi. Vale non dimentica quello che gli è stato tolto e Marc, per la prima volta, si dice diverso dal suo maestro: “Ammiro Valentino ma non correrei mai per fare sedicesimo”.
Del 2015 faranno un film, faranno una serie. Si sforzeranno per aggiungere del dramma ad una vicenda che ne è già carica. Non come Rush, dove la rivalità tra Lauda e Hunt era stata dopata dagli sceneggiatori. Qui la situazione è diversa, autentica. Per molti Marc Marquez resterà sempre un uomo piccolo, per altri (noi compresi) uno così è meglio averlo che non averlo, come un brutto carattere. Per tutti, comunque, nel 2015 ha sbagliato clamorosamente. Anche se ha dato a Valentino un po’ della sua medicina. Il motorsport non va come dovrebbe andare, non è equo e non è una favola. Altrimenti Marco Simoncelli avrebbe vinto anche in MotoGP e Rossi si sarebbe ritirato con il decimo in saccoccia. Il motorsport assomiglia più alla vita. Di certo in termini di spettacolo e senso dell’umorismo.
Il 2015 non è finito nel 2021 e forse non finirà mai. La prossima occasione l'avremo quando si sarà ritirato anche lo spagnolo e i due, come Lucchinelli e Agostini, si ritroveranno a bere il loro whisky al Roxy Bar. A sfogarsi e a riderci su. O magari no, perché Valentino non dimentica e non perdona, ma soprattutto - come diceva ai tempi della rivalità con Biaggi - non ha bisogno di andare d’accordo con tutti. Marc, dal canto suo, ormai si è abituato all’odio e chi poteva perdonarlo lo ha già fatto. Adesso pensa solo a vincere ancora per prendersi il decimo titolo, record dell’era moderna. Sono simili, Valentino e Marc. Stesso obiettivo, stesso talento, stessa influenza in uno sport che si divide tra i due. In un mondo in cui viviamo un costante appiattimento delle idee, l’odio viscerale che c’è tra i due dal 2015 è quasi una boccata d’aria: se smettessero adesso sarebbe quasi un peccato. Fai così Marc, telefonagli tra vent'anni.