Lo abbiamo scritto tutti, lo abbiamo fatto nelle maniere più fantasiose per anni: se Valentino Rossi si ritira, ecco come. Ecco come potrebbe andare, cosa potrebbe succedere. Oggi l’ha fatto e gli sono bastati trenta secondi secchi. Lo ha fatto davvero e ci ha messo un attimo, senza lacrime. Senza preamboli, senza una bottiglia d’acqua per schiarire la voce o un tavolino su cui appoggiarla, per fare qualcosa nel nervosismo generale.
Nervosismo che in Valentino non c’era, eppure ci eravamo preparati per quello. Per essere tristi con lui, per vedere le lacrime che ci avrebbero autorizzato a versarne altrettante. Ma non c’era autocelebrazione, non c’era pesantezza. Valentino ci lascia con l’idea che le cose debbano cambiare, evolversi, finire. Meglio così, perché poteva non cominciare mai, invece c’eravamo. Lo abbiamo visto, lo abbiamo vissuto. Valentino Rossi è un pilota e i piloti non hanno paura della morte, hanno paura di smettere di correre.
Ma lui è un fuoriclasse e ha vissuto il ritiro come un’altra corsa. Si spegne il semaforo e bisogna solo andare. Veloce, velocissimo. L’ansia scompare, l’ansia che ci ha divorato mentre eravamo lì ad aspettare che arrivasse il momento. Sul sito della MotoGP l’inquadratura della sedia vuota, a Sky parlano. Parlano di ritiro, in quell’aria pesantissima, al buio tra due camion. Prima di un salto nel vuoto, col pensiero di quello che succederà.
Tra i vari passaggi della lunga conferenza stampa Valentino risponde a tutti, mischia l’inglese con l’italiano, è vicino ma anche lontanissimo. “Nella mia lunga carriera ho avuto molti momenti difficili, ma quelli più belli e importanti sono tre mondiali. Quello nel 2001, l’ultimo della 500. Poi nel 2004, il primo con la Yamaha. E ancora nel 2008, quando già mi davano del vecchio perché non vincevo da due anni. Sono triste di non aver vinto il decimo campionato, specialmente perché pensavo di averlo meritato. Ho perso il titolo due volte all’ultima gara (nel 2006 e nel 2015, ndr.) ma comunque penso di non potermi lamentare”.
Poi parla del pubblico, dell’essere arrivato alla gente che le moto non sapeva come fossero. Finisce la conferenza e lui saluta, ciao.
Ciao, Vale. Adesso solo il silenzio, fino a domenica.