Prima di Tavullia al centro del mondo motociclistico, dell’Academy, della VR46 e dei nove titoli mondiali vinti da Valentino Rossi c’è stato un periodo duro per il Dottore, fatto di leggerezze e qualche sbaglio che i detrattori continuano a rimarcare a prescindere dal tono della conversazione. È una cantilena che suona tipo: “Si, ma il fisco?”. Una macchia con cui hanno fatto i conti anche Max Biaggi, Dani Pedrosa, Marc Marquez e tanti alti piloti e sportivi. Al contempo molti altri, nel pieno della legalità ma con la stessa intenzione, vivono in paradisi fiscali come Monte Carlo, Andorra e Svizzera. Valentino Rossi alla fine del giro è tornato a casa, una scelta che lo ha premiato. Ma il 2007, tra quel titolo vinto da Casey Stoner e lo stato che lo accusava di aver evaso 60 milioni di euro dal 2000 al 2006, è stato un periodo burrascoso della sua vita: “I media hanno spinto molto su questa storia - ha raccontato in un’intervista a Graham Bensinger - Mi sono trovato in una brutta situazione perché ho fatto degli errori, ma sapevo che sarebbe potuto succedere almeno uno o due anni prima dello scandalo. Io volevo sistemare tutto e ho spinto molto, perché volevo tornare in Italia. Londra è un posto fantastico, ma non mi sentivo bene. Non era casa mia. Ho provato a lungo a tornare a casa, ma ero bloccato in un sistema, ero fottuto. Il mio vecchio manager (Gibo Badioli, ndr.) e la gente che con lui gestiva questa situazione mi avevano messo in trappola, una sorta di ragnatela e non potevo muovermi. Alla fine sono riuscito a pagare e a tornare… da lì è cominciata una nuova vita”.
Rossi racconta anche del momento in cui il mondo gli è crollato addosso: “Sono arrivato di fronte a casa mia e ho visto un mare di giornalisti con le telecamere, ma non sapevo ancora niente. Sono passato in macchina davanti a casa e mi sono detto ‘ma che succede? di sicuro è qualcosa di brutto’ e lì mi è arrivata la comunicazione. I numeri erano incredibili. Quello che ho sofferto molto è stato che la stampa mi ha distrutto, anche dando notizie che non erano vere. 163 milioni? Io non ho mai avuto quei soldi. Ma poi, un passo alla volta, abbiamo provato a sistemare tutto”.
Dopo aver pagato allo stato 35 milioni di euro, Rossi è riuscito a tornare in Italia dove le cose sono andate sempre meglio. Si è ripreso il titolo mondiale (vincendo anche nel 2009), ha fondato la VR46 prima e l’Academy poi e, sopprattutto, ha trasformato sé stesso in un brand globalmente riconosciuto: “Alla fine mi sono sentito molto meglio, anche perché poi ho tagliato i ponti con tutta la mia vecchia organizzazione che alla fine mi ha portato a questo problema. Quello che impari è che sul lavoro l’amicizia lascia il tempo che trova. Ho dovuto spiegare a quei ragazzi che non andava bene, che era finita e che avrei preso un’altra strada. Così diventi più forte, ma non è facile. Quando passi da momenti difficili, se riesci ad uscirne diventi più forte. Da quel periodo ho imparato a seguire il mio istinto che, la maggior parte delle volte, è la cosa giusta”.