Il 20 gennaio Marco Simoncelli avrebbe compiuto 35 anni e, come succede ormai da dieci anni, c’è stato chi ha cercato suo babbo, Paolo, per un ricordo, per un pensiero in occasione della ricorrenza. Questa volta a farlo sono stati i colleghi di FanPage. “Per noi non c’è una ricorrenza – ha detto paolo – Marco ci manca ogni giorno”. Secco, quasi brutale, come solo Paolo Simoncelli sembra capace di essere, esprimendo, al tempo stesso, tutto il dolore di una sofferenza che lacera da dieci anni con la stessa costanza, ma anche l’orgoglio per aver dato avvio ad una storia sportiva che è stata bellissima fino a quando è durata. E che, in qualche modo, dura ancora.
Come? Nell’affetto della gente, nella fondazione che porta il nome di Marco, nel team che lo stesso Paolo ha voluto far nascere per aiutare giovani piloti a crescere, ma anche, e lo ammette senza temere di passare per egoista, per distrarsi un po’ da quel dolore che non lo abbandonerà mai. Anche perché nel frattempo pure le corse in moto sono cambiate e di personaggi che possono anche lontanamente avvicinarsi al personaggio di Marco se ne vedono sempre di meno. “Ci saremmo tutti divertiti molto di più se fosse stato ancora qui con noi” – ha aggiunto Paolo. Perché, anche se non potremo mai sapere che risultati avrebbe fatto, una cosa è assolutamente certa: sarebbe stato unico. Soprattutto adesso che Valentino Rossi ha deciso di dire basta. E a spiegare il perché è proprio Paolo: “Negli ultimi due anni Vale c’è stato, ma non è stato il Vale di sempre. Sicuramente ci sono tantissimi ragazzi giovani che faranno la storia nei prossimi 10 anni. Ci sono dei bei piloti italiani. Credo però che sostituire Valentino, non tanto il campione quanto il personaggio, sia davvero difficile. Poi onestamente in questo momento non vedo dei ‘guasconi’, vedo degli iper-professionisti che però trasmettono poco quando parlano in pubblico: sembrano tutti depressi, sembrano leggere un qualcosa di già scritto senza trasmettere alcun entusiasmo. Io con mio figlio ero abituato diversamente. E forse è proprio quella così lì che manca e non vedo al momento ragazzi che abbiano quel carisma lì".
Carisma. Quella parola magica che ti permette di restare vivo anche quando non ci sei più da un sacco di tempo, ma che rischia anche di trasformarti in un aggancio facile per quelli che non sempre hanno buone intenzioni. E anche su questo Paolo Simoncelli è stato sempre molto chiaro: si fanno un sacco di cose in nome del Sic, ma la verità è che le uniche realmente “in nome di Marco” sono quelle che porta avanti la famiglia o che la famiglia ha autorizzato. E’ proprio con la consapevolezza, maturata in questi anni, di quanto sia facile strumentalizzare anche un ricordo, che Paolo Simoncelli ha commentato la vicenda del giovane sardo che ha raccontato di essersi risvegliato dal coma dopo aver sognato proprio Marco Simoncelli con la sua moto. “Io ho parlato con lui e con la mamma e il babbo e mi sono sembrate delle persone normali, poi quando ho saputo che è andato in una trasmissione televisiva mi ha fatto pensare: ‘Ecco, siamo alle solite’. Quindi più che altro mi ha fatto incazzare quando è andato in televisione per questa vicenda"