L’Inter ha un nuovo proprietario, Oaktree, un fondo americano che può apparire un nome tra tanti nella finanza Usa. Ma che è tutto fuorché comune. Non stiamo parlando di finanzieri in cerca di acquisti pregiati o singolari: Oaktree, che rileverà l’Inter dopo il mancato rimborso del prestito da parte di Suning, è la creatura di un deus ex machina della finanza Usa, Howard Marks.
Il calcio italiano ha conosciuto come proprietari di squadre fondi d’assalto come Eliott, l’hedge del magnate repubblicano Peter Singer, “cacciatore” dei debiti dei Paesi in crisi nei primi Anni Duemila; ha tuttora, meno noti, ai vertici esponenti dell’élite finanziaria come il presidente del Venezia, Duncan Niederauer, già CEO di Wall Street negli anni duri della Grande Recessione e figura vicinissima alla famiglia Clinton. Con Marks, fondatore e co-presidente di Oaktree, avrà per la prima volta, di fatto, al timone un “guru”. Tanto stimato nella comunità finanziaria da aver ricevuto la benedizione di sua maestà, Warren Buffett. Il Re Mida della finanza Usa e CEO di Berkshire Hathaway ha più volte consigliato Mastering the Market Cycle, il saggio di filosofia finanziaria di Marks, aggiungendo che “quando in mail mi arrivano i memo di Marks, sono le prime cose che apro e leggo”. Un endorsement colossale, che mostra quanto anche tra grandi della finanza Usa il fluire delle idee sia continuo. Marks continua a esser co-presidente e guru di Oaktree anche ora che il 61% delle quote è in mano ai canadesi di Brookfield: il fondo agisce permeato della sua filosofia.
A loro modo, Buffett e Marks sono complementari: Buffett è il teorico del “margine di sicurezza”, del premio al rischio dato dall’investire principalmente puntando a coniugare asset ad alto ritorno e cuscinetti di protezione. Buffett investe principalmente in asset societari con vantaggi competitivi chiari e marginalità in crescita, non necessariamente cercando nell’underground: un anno fa, ad esempio, ha spinto la corsa finanziaria che ha portato la Ferrari a diventare, nei mesi scorsi, l’azienda italiana più capitalizzata. Marks, invece, è un teorico dell’incrocio tra breve e lungo periodo: per Oaktree, può sembrare paradossale, non è obbligatorio esporsi ad alti rischi per avere alti ritorni. Nel suo libro The Most Important Thing Marks ricorda che “A volte ci sono molte opportunità che danno rendimenti insoliti; attendere pazientemente tali opportunità. Grandi guadagni si ottengono quando il consenso sottovaluta la realtà. Sii aggressivo ai minimi, difensivo ai massimi. La chiave per ottenere una performance superiore è pensare diversamente e pensare meglio. I rendimenti superiori non derivano dall’avere ragione, ma dall’avere ragione più degli altri. Risultati superiori non si ottengono acquistando il bene giusto, ma acquistando beni a un prezzo inferiore al loro valore. Investire non riguarda ciò che compri, ma ciò che paghi”. Una lezione di attenzione al lungo periodo che ha conquistato anche Buffett. Per Buffett i mercati sono, innanzitutto, tigri da domare e cavalcare nei momenti più impulsivi. Per Marks, greggi da guidare ordinatamente senza strappi. Spesso nella comunità finanziaria si cita un esempio del baseball: Buffett cerca gli home run, Marks una media di punteggio elevata nella partita.
Questo ha consentito, ad esempio, al fondatore di Oaktree di vedere una crescita graduale degli asset gestiti. Il finanziere ex Citicorp nato nel 1946 nel Queens, gestiva 5 miliardi di dollari alla nascita di Oaktree, nel 1995. Oggi gli asset sono pari a 190 miliardi, focalizzati in particolare su settori orientati al lungo periodo come i fondi comuni d’investimento e i piani pensionistici privati: 73 dei maggiori 100 piani Usa sono in mano a Oaktree. Il primo esempio di attenzione al lungo periodo di Marks si ebbe nel 2000, quando predisse la bolla del Dot.com; durante la Grande Recessione ha avvertito di non considerare salvifico il “doping” del denaro a costo zero e focalizzato la sua attività sulla crescita degli asset di Oaktree, saliti da 30 a 84 miliardi dal 2005 al 2010.
Marks, di recente, ha visto opportunità anche nei tassi alti. Per Marks, nota “Focus Risparmio”, quindici anni di tassi a zero non hanno favorito la meritocrazia finanziaria tra gli operatori: “Il periodo dei tassi bassi era dunque il periodo in cui crescere risultava facile anche senza un particolare uso dell’ingegno, mentre in periodi normali il quadro cambia enormemente”. Prima il costo nullo del denaro favoriva scommesse azionarie in borsa, come dimostrato dal boom del debito privato globale e di azioni come i riacquisti di quote da parte delle società per gonfiarne i valori (buy-back). Ora, invece, bisogna giocare d’astuzia: “Marks ritiene che molti investitori stiano puntando a un ritorno di una simile condizione ma si dice convinto che l’era dei tassi bassi sia giunta al termine. Il guru respinge anche l’idea che l’attuale costo del denaro sia davvero alto, obiettando che siamo semplicemente tornati alla normalità”. Ove bisogna tornare a fare strategia. L’acquisto dell’Inter va letto in quest’ottica: la leva di un prestito a Suning, l’opzione win-win di ottenere una società sulla cresta dell’onda come pegno, la prospettiva di aggiungere alla galassia Oaktree un brand di valore superiore ai 375 milioni di prestito complessivo e dall’ampia visibilità internazionale rappresentano la filosofia di Marks in purezza. A 375 milioni di euro, finanziariamente parlando, Oaktree ha ottenuto un asset che a mercato varrebbe, secondo Transfermarket, oltre 620 milioni di euro, i due terzi in più. Il carisma di Marks permea Oaktree. E, nella grande commistione tra finanza e calcio che plasma la scalata americana al mondo del pallone italiano, siamo certi ora ne vedremo delle belle.