Fabrizio Biasin, nasce a Como il 3 luglio 1978, nello stesso giorno di Tom Cruise e Julian Assange, due che di “missioni impossibili” se ne intendono parecchio, è una delle poche persone che non dovrebbe mai chiedere scusa al Sanzenonese Gianni Brera per aver messo sul proprio biglietto da visita la citazione “Giornalista Sportivo”. Uno dei rari casi, forse l’unico che mi venga in mente, di giornalista sportivo che tifa per una squadra (l’Interrrrr, per citarne un altro, il mitico Francesco Repice), ma che riesce comunque ad essere sempre intellettualmente onesto, giustamente critico, mai volgare e soprattutto con una grande dose di autoironia. Biasin è sempre pronto a ricordare i suoi giudizi sbagliati e a fare ammenda, a sottolineare tutto ciò che è sbagliato e poco corretto in moltissimi atteggiamenti di giocatori, addetti ai lavori, e politicanti dello sport, riconoscendo sempre i meriti di chi agisce in favore dello sport.Nato nell’epoca della bolgia giornalistica e delle parole urlate, spesso nel nome dell’audience, il buon Fabrizio ci ricorda che è possibile essere nello stesso momento tifosi ed onesti, appassionati ed equilibrati, giornalisti ma di cultura educata, e questo atteggiamento insegna e sottolinea a tutti il fatto che si possa fare il giornalista mantenendo un pensiero onesto ed indipendente dalla testata o dalle trasmissioni sportive alle quali si partecipa.
Se vogliamo davvero che il nostro calcio migliori, abbiamo bisogno di persone che ce lo raccontino in maniera corretta, soprattutto quando la narrazione non è a nostro favore. Personalmente ritengo e credo che, in un momento di felicità come quello vissuto dagli interisti nell’aver raggiunto il 20º scudetto e la seconda stella, dicendo il derby in casa dei nostri cugini, ascoltare sia le parole di Fabrizio Biasin e la dichiarazione del presidente Steven Zhang che invita tutti, in un momento di grandissima euforia, ad abbassare i toni e a ricordarsi di festeggiare e soprattutto a farlo con educazione e buonsenso, sia la vittoria più grande che abbiamo visto, unitamente ad una società e ad un allenatore che, seguendo la stessa linea e la stessa filosofia, non sono mai andati a rilasciare dichiarazioni sopra le righe.
Grande Fabrizio, grande Inter, #amala sempre.